Stati Uniti. Presidenziali, ecco perché i sondaggi possono sbagliare
La Casa Bianca
A sei giorni dall’election Day, quando 50 milioni di americani hanno già votato, la gara per la Casa Bianca è una «scommessa impossibile da prevedere». La definizione, sconsolata, viene da un ex sondaggista ed esperto di flussi elettorali come Geoffrey Layman, che dalla facoltà di Scienze politiche dell’università cattolica di Notre Dame setaccia i sondaggi in cerca di indizi. La sua caccia quotidiana di tendenze per prevedere il comportamento reale degli americani alle urne ha portata a galla qualche segreto che potrebbe falsare la fotografia scattata dai sondaggi.
Si sente parlare di una presunta rimonta di Donald Trump, dopo il vantaggio che Kamala Harris aveva quest’estate, che potrebbe dargli uno slancio verso il traguardo. È vero?
La mia analisi non rivela nessuno slancio, solo un’assoluta parità. Se si guarda al collegio elettorale, o se si guardano i sette Stati in bilico, tutti sono ancora all’interno del margine d’errore. Non vedo alcun segno di uno scatto finale di uno o dell’altro.
A essere determinanti saranno allora gli indecisi. Quanti sono?
Sono circa il 4% dell’elettorato, scesi dal 6% di un mese fa. Sono ancora tanti e, stando a quello che dichiarano, sono ancora persuadibili.
Chi sono?
Tendono ad essere elettori indipendenti, che non sono iscritti alle liste elettorali di alcuno dei due partiti, e di tutte le età, anche se sempre più troviamo giovani indecisi, soprattutto giovani uomini. È un gruppo molto più indeciso rispetto al passato.
Che cosa impedisce loro di prendere una decisione?
La maggior parte dice di aver un bel ricordo dell’economia sotto la presidenza Trump, anche se ammette di avere preoccupazioni su di lui come persona. Quando parlano di Harris, dicono che non la conoscono e non sanno che cosa ha fatto come vicepresidente. Sentono che parla di cose che stanno loro a cuore, ma non sono sicuri di come metterà in pratica quello che promette e la percepiscono dunque come un rischio. Ovviamente il periodo precedente alla sua nomina è stato molto breve e molte preferiscono tornare a qualcosa di noto e a quattro anni in cui l’economia era forte e l’inflazione bassa.
Quindi è il costo della vita a impedire agli indecisi, soprattutto giovani uomini, di votare per Harris?
È quello che dicono. Vediamo molta frustrazione. Ma secondo me non è solo questo. Gli uomini giovani sono un grande punto di debolezza per Harris, mentre erano un punto di forza per Obama, che pure è stato eletto in un momento in cui l’economia si stava contraendo. Secondo me ci sono altre ragioni che non dichiarano.
Quali sono, e come si fa a scoprirle?
Se si incrociano i sondaggi non elettorali con quelli elettorali si scopre che la fetta di popolazione che è maggiormente indecisa corrisponde alla parte della popolazione maschile che ha perso potere d’acquisto e mobilità sociale rispetto alle donne e che esprime frustrazione sul fatto che le donne più degli uomini trovano lavori che garantiscono una vita da classe media. È impossibile saperlo con certezza, ma sembra che molti giovani uomini abbiano già deciso di non votare per Harris perché non si fidano di lei, ma hanno paura di ammetterlo per non esser visti come maschilisti. Sembra provarlo il fatto che nell’elettorato maschile Trump è in testa di 12 punti. Anche Biden aveva perso la maggioranza del voto degli uomini nel 2020, ma solo di 8 punti.