LONDRA La moschea compare bianchissima, con le bifore, oltre le quali si intravede l’imam col turbante bianco e la tunica che conduce in arabo la preghiera del venerdì. Eppure se non fosse per l’insegna, “Hyderi islamic centre” e l’aspetto orientale quasi la piccola costruzione si confonderebbe con le villette a schiera di mattone rosso e i giardinetti di prato all’inglese. Qui pregano ogni giorno decine di musulmani sciiti di origine sudasiatica. Siamo al numero 26 di Estreham road, a Streatham, otto chilometri a sud di Charing cross, centro di Londra. In questo angolo di una capitale, ormai mega città di migranti globali, con il 55% degli abitanti non più bianchi britannici e il 57% delle nascite da madri immigrate, il sogno inglese resiste ancora a fatica. I cosiddetti “white English” sono circa il 59% della popolazione, seguiti, per importanza, da sudamericani, giamaicani, irlan- desi, nigeriani, scozzesi, ghanesi, gallesi, australiani e indiani. Nel resto di Londra tante chiese cristiane sono state trasformate in appartamenti, cinema, caffè, anche moschee. I “British” sono scappati da quasi tutti i quartieri appena fuori il centro. Basti pensare al Brent, nordovest di Londra dove, tra il 2001 e il 2011, i britannici sono calati del 30% rimpiazzati da asiatici e persone di colore e dove i giardinetti curatissimi sono oggi coperti di rovi e televisioni e lavatrici fuori uso. Non a Streatham dove i luoghi di culto cristiano prevalgono ancora con sinagoghe e moschee in minoranza e le casette ben dipinte parlano di club di bridget e giochi di croquet. È da queste strade, già luogo di villeggiatura di ricchi mercanti inglesi, che combattono la loro battaglia per evitare l’abbruttimento dei quartieri più decadenti, che è stato eletto il nuovo sindaco di Londra, il pachistano Sadiq Khan. Prega nell’“Hyderi islamic centre” anche Rizwan Ali, uomo d’affari di origine indiana, nato in Africa orientale, musulmano credente, padrone di un piccolo business di case in affitto che ha sostenuto Sadiq Khan, il nuovo sindaco di Londra. «La scelta di un sindaco proveniente da una minoranza etnica e da una famiglia modesta è ottima perché può ispirare giovani che si trovano nella sua stessa condizione a darsi da fare nella vita – dice Rizwan – . Chi ha tentato di alimentare divisioni razziali e religiose come il rivale di Sadiq Khan Zac Goldsmith, che ha insinuato che Sadiq Khan frequentava musulmani radicali, non ce l’ha fatta. Londra è una città pacifica e dobbiamo resistere chi tenta di dividerci». È d’accordo Bibi Khan, musulmana, della Guyana, segretaria della “London islamic cultural society”, una charity che gestisce la moschea che c’è tra il numero 389 e il 395 di Wightman road, Harringay, quartiere del nord di Londra. Qui il minareto si innalza bianchissimo e deciso, tra le villette a schiera vittoriane, attaccate le une alle altre, dove abitavano una volta gli operai, e le case dell’edilizia sociale costruite dal comune per i più poveri negli anni ’60 e ’70. Harringay conta circa 260mila abitanti e alcune delle zone più povere di tutta la Gran Bretagna. Qui i “British” sono al 18%, gli europei e le altre nazionalità di pelle bianca al 29% seguiti, per importanza, da africani, asiatici e varie nazionalità. «Alla nostra moschea arrivano 29 diverse nazionalità, algerini, turchi, somali, pachistani, cinesi e a loro offriamo matrimoni, funerali, preghiere quotidiane, corsi per i bambini, incontri interreligiosi », spiega Bibi. «Penso – continua – che si insista troppo sul fatto che Sadiq Khan sia musulmano e che sia ingiusto che sia stato criticato per la sua appartenenza religiosa. Dovrebbe essere giudicato in base alle sue competenze. Spero che farà qualcosa per garantire club extrascolastici per i giovani, per ridurre i tempi di attesa del servizio sanitario nazionale e costruirà nuove case e farà scendere il prezzo di quelle esistenti». Per Bibi è molto importante che, proprio in questo momento, quando ci sono forti sentimenti anti-musulmani, provocati dagli attacchi del Deash, il sindaco di Londra sia musulmano perché si tratta di una scelta che servirà a contenere la diffidenza e i pregiudizi nei confronti dell’islam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il volto sempre più multietnico di Londra A Brent, nordovest della capitale inglese, i «britannici» sono calati del 30% tra il 2001 e il 2011