Il viaggio di William e Kate. Nei Caraibi la monarchia britannica non affascina più
Il principe Williams e Kate, duchessa di Cambride, in un momento del loro viaggio ai Caraibi
Un «addio» piuttosto che un «arrivederci»? È questo il dubbio che grava sul bilancio del viaggio che per otto giorni, fino a ieri, ha portato i duchi di Cambridge, il principe William e la consorte Kate, in visita ai Caraibi. Il tour nelle isole di Belize, Giamaica e Bahamas, organizzato per il Giubileo di Platino della regina Elisabetta, non è andato bene.
Gli scatti mozzafiato a sfondo tropicale che hanno immortalato la giovane coppia non sono riusciti a distogliere l’attenzione dalle proteste anti-coloniali della popolazione locale. Pesante, in particolare, è stato il distinguo infilato dal primo ministro giamaicano, Andrew Holness: il Paese, ha detto, intende raggiungere «in breve tempo» le proprie «vere ambizioni» diventando «indipendente, prospero e sviluppato».
Precisazione che confermerebbe la determinazione a seguire l’esempio di Barbados, l’isola diventata repubblica lo scorso novembre: dire addio alla regina come capo di Stato. Anche la tappa in Belize è stata problematica. La visita alla piantagione di cacao di Indian Creek è stata annullata per le tensioni. Gli abitanti del distretto di Toledo, coinvolti in una disputa sulla proprietà della terra con una fondazione patrocinata da William, Fauna and Flora International, non hanno digerito neppure l’atterraggio in casa propria dell’elicottero dei duchi.
La missione doveva saldare il legame con i territori che, come altre ex colonie dell’impero britannico, continuano a ruotare nell’orbita della Casa Reale. Ma l’entusiasmo repubblicano e la voglia di riscatto dal passato schiavista pare abbiano prevalso. Non ha aiutato il cerimoniale che, come sottolineato dagli esperti, ha replicato formule ormai datate e, ancor peggio, in «palese stile coloniale».