Sale la tensione. Hong Kong, studenti aggrediti dai filo-Pechino
venerdì 3 ottobre 2014
A Hong Kong la polizia, al momento, ha le mani legate contro i giovani studenti che chiedono democrazia. Ecco allora comparire gruppi di persone distinguibili dal nastro blu e latri senza alcun distintivo che si spacciano per abitanti dei quartieri furibondi per l'occupazione delle strade. Una sorta di milizie che prendono di mira i ragazzi in strada, aggredendoli e picchiandoli. Molti, secondo i testimoni, parlano mandarino e non sarebbero di Hong Kong. Il governo di Pechino potrebbe, secondo i manifestanti, essere dietro a questi facinorosi per provocare caos e violenze. E quindi giustificare la mano pesante di polizia ed esercito.
Scontri violenti sono scoppiati nel quartiere popolare di Mongkok, dove si è insediato un gruppo di studenti che ha occupato l'incrocio fra l'arteria Nathan Road
e Argyle Street. Gruppi di appartenenti a Anti-OccupyCentral, distinguibili dal nastro blu, e di persone senza distintivi di riconoscimento, hanno cominciato a distruggere le tende e i manifesti degli studenti. Con il passare delle ore la folla violenta si è fatta sempre più numerosa, e diverse persone sono state ferite o colpite. I quattro autobus che bloccavano l'incrocio sono stati lentamente spostati, ma nemmeno questo ha calmato i dimostranti anti-studenti.
Molti studenti sono stati insultati, presi a calci e colpiti da bottigliette, mentre la polizia sembrava incapace di riprendere il controllo. Fra i presenti molti hanno denunciato che fra la folla violenta molti parlavano mandarino.
Così, per la prima volta i membri dei gruppi pro-democrazia si ritrovano nel mezzo di scontri violenti da parte di gruppi politici definiti pro-governo o pro-Pechino, per quanto il movimento studentesco avesse fatto suo lo slogan di mantenere le manifestazioni e occupazioni pacifiche. In serata, la folla intorno all'incrocio di Mongkok continuava a crescere, dopo che la Federazione Studenti di Hong Kong aveva cercato di chiedere rinforzi, per ritrovarsi però in minoranza davanti a una crescente presenza di violenti oppositori, che sembravano essere organizzati. Gli aggressori affermano di essere cittadini esasperati dalle manifestazioni, ma secondo gli studenti si tratta di agenti dei governi di Hong Kong e di
Pechino. I giovani accusano anche la polizia di non essere intervenuta con sufficiente decisione per bloccare le aggressioni.
In una dichiarazione firmata dalla Federazione degli studenti, da Occupy Central e da Scholarism si afferma che "se il governo non ferma immediatamente gli attacchi organizzati contro i sostenitori del movimento di occupazione, gli studenti annulleranno il dialogo col governo sulle riforme politiche".
La tensione sembra, quindi, ancora più alta ad Hong Kong. Gli studenti che da domenica scorsa hanno occupato il centro della metropoli mantengono i loro presidi in attesa dell'annunciato dialogo col governo. La stanchezza, la pioggia la
snervante altalena della notte scorsa tra tentativi di dialogo e
minaccia di un nuovo intervento della polizia, hanno convinto
molti a tornare a casa e oggi i picchetti che nei giorni scorsi
hanno visto centinaia di migliaia di persone nelle strade sono
più scarni.
Le centinaia di giovani rimasti in alcuni casi sono venuti
alle mani anche con gli agenti, che hanno fatto la loro ricomparsa
ieri sera dopo 48 ore nelle quali la metropoli era stata
lasciata nelle mani dei ribelli, che hanno mantenuto un'
atmosfera festosa fino a quando non si sono diffuse le voci di
un imminente attacco delle forze dell' ordine. Poi, a sorpresa,
il capo del governo locale - o "chief executive" - Chun-ying
Leung detto "CY", ha affermato in una conferenza stampa tenuta
poco prima di mezzanotte di essere pronto a dialogare con gli
studenti. I giovani hanno accettato il dialogo non senza
difficoltà e ora sono i contatto con Carrie Lam, la "numero
due" del governo locale incaricata da Leung di preparare gli
incontri.
Il "chief executive" ha però escluso di dimettersi, come gli
era stato chiesto dagli studenti dopo le violenze di domenica
sera, quando migliaia di poliziotti avevano attaccato i giovani
usando lacrimogeni e manganelli. Lo spettacolo delle strade
invase dal fumo dei candelotti e dei giovani picchiati, inusuale
per Hong Kong, non aveva fatto altro che indurre la maggioranza
della popolazione a schierarsi con i giovani. La richiesta di un
dialogo con il governo era stata la prima presentata dai giovani
contestatori e fino alla notte scorsa non aveva avuto risposta.
Oltre alle dimissioni di Leung, gli studenti chiedono che il
governo centrale ritiri le pesanti limitazioni che ha posto alle
prossime elezioni per il "chief executive" e che la
consultazione popolare sia veramente libera e democratica.
Pechino ha ribattuto che la decisione è "definitiva" e ha
riaffermato la propria fiducia in Leung. In un editoriale
pubblicato oggi il Quotidiano del Popolo, giornale del Partito
Comunista, sostiene che le richieste dei giovani non sono "né
legali, né ragionevoli" e che il loro movimento è "destinato
alla sconfitta".