31 anni dopo . Hong Kong ricorda Tienanmen con rabbia (e senza veglia)
L'Assemblea legislativa di Hong Kong viene bonificata dopo la protesta di alcuni deputati
Per la prima volta in 30 anni, Hong Kong non avrà la veglia con decine di migliaia di candele a Victoria Park - ma con cerimonie a lume di candela in diversi punti della città - per ricordare le proteste per la svolta democratica chiesta invano dagli studenti del 1989, represse nel sangue dalle truppe dell'Esercito di liberazione popolare cinese. La motivazione ufficiale è il distanziamento sociale, con le rigide regole per contenere il Covid-19: «Un pretesto per silenziare l'opposizione», secondo Joshua Wong, uno dei volti più noti del fronte democratico. Presentando la «petizione globale» davanti al Parlamento dell'ex colonia, Wong si è appellato ai leader dell'Ue perché si oppongano alla legge sulla sicurezza nazionale. Dal vecchio Continente il primo ministro britannico Boris Johnson sfida, intanto, Pechino confermando la promessa di visti facilitati per il Regno a 2,85 milioni di cittadini dell'ex colonia aprendo «la strada per la cittadinanza". Nonostante i divieti della polizia, le norme sul distanziamento sociale e le transenne di protezione montate, un centinaio di attivisti pro-democrazia ha ugualmente raggiunto il Victoria Park.
Il Parlamentino locale ha votato la contestatissima legge sul rispetto dell'inno nazionale cinese che criminalizza ogni atto di irriverenza verso la "Marcia dei volontari" con sanzioni pecuniarie e carcere, come ulteriore segnale di un cambiamento in corso. Da Pechino, del resto, la governatrice Carrie Lam ha ribadito ieri che la sovranità dei territori «è minacciata da forze che s'appellano al separatismo e perfino al terrorismo, in aumento a Hong Kong": il governo centrale «non aveva alternative che un'azione stringente a tutela del Paese unito». La legge non colpirà i diritti legittimi della maggioranza, ma avrà «un piccolo numero di persone che mette in pericolo» la sicurezza nazionale, ha aggiunto citando il vicepremier Han Zhen. Un rapporto dell'American Chamber of Commerce di Hong Kong, intanto, ha stimato che il 60% delle società Usa ritiene che la legge peserà sul business e il 70% non vuole lasciare la città.
In coincidenza con il 31esimo anniversario del massacro, nell'ex colonia britannica sono cominciate le operazioni di voto sulla controversa legge sull'inno nazionale, caratterizzate da tensioni per le proteste dei gruppi pro-democrazia all'Assemblea Legislativa, e terminate con l’approvazione della legge. Nell'aula è entrata anche la polizia, dopo che due deputati dell'opposizione pro-democratica hanno gettato un liquido emanante cattivo odore, che si è poi rivelato essere bio-fertilizzante. Il gesto è stato rivendicato dai deputati pro-democratici Chu Hoi-dick e Ray Chan in segno di protesta contro la Cina per la strage del 1989.
In serata è attesa una manifestazione con candele accese e un minuto di silenzio in tutta la città, l'unico luogo in territorio cinese dove è consentito commemorare le vittime della strage del 4 giugno 1989: gli organizzatori della veglia annuale, la Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China, hanno chiesto ai cittadini di tenere commemorazioni individuali a partire dalle 20 (le 14 in Italia) evitando quindi gli assembramenti, ovunque si trovino; i membri del gruppo si recheranno, invece, a Victoria Park, dove si tiene la veglia annuale, ma in gruppi di non più di otto persone per volta, senza quindi superare il limite consentito per gli assembramenti, e la commemorazione verrà trasmessa on line. Per controllare la situazione ed evitare assembramenti, l'amministrazione di Hong Kong impiegherà tremila agenti.
I due deputati pro-democratici, Chu Hoi-dick e Ray Chan, hanno rivendicato la protesta in Parlamento contro la Cina per la strage del 1989. «Un assassino puzza per sempre. Quello che abbiamo fatto oggi serve per ricordare al mondo che non perdoneremo mai al Partito Comunista Cinese l'uccisione della sua gente, trentuno anni fa», ha dichiarato Chu.
La legge approvata dall'Assemblea legislativa, già oggetto di proteste da parte dei manifestanti pro-democrazia, prevede multe fino a 50 mila dollari di Hong Kong (oltre 5.700 euro) e può comportare fino a tre anni di carcere per chi insulta l'inno nazionale cinese.
Si è alzata anche la voce di Taiwan. «Fare tesoro della democrazia e a non dimenticare il 4 giugno». Così su Facebook il premier Su Tseng-chang. Su Twitter è intervenuta anche la presidente di Taiwan. «Nel mondo ci sono 365 giorni in anno - ha scritto Tsai Ing-wen - Eppure in Cina uno di questi giorni ogni anno viene volutamente dimenticato. A Taiwan mancavano alcuni giorni dal nostro calendario ma abbiamo lavorato per portarli alla luce. Spero che un giorno la Cina possa dire lo stesso».