Francia al ballottaggio. Hollande avverte Macron: «Le Pen non ha già perso»
Il 3 maggio, daranno scintille nel duello televisivo in vista del ballottaggio che quattro giorni dopo designerà il prossimo presidente francese. Ma ieri mattina, l’ultranazionalista Marine Le Pen e l’atipico centrista Emmanuel Macron, qualificati dopo il primo turno di domenica scorsa, si sono ritrovati vicini in perfetto silenzio, durante l’omaggio voluto dall’attuale presidente socialista François Hollande in onore del poliziotto 37enne Xavier Jugelé, assassinato la settimana scorsa sugli Champs-Elysées da un jihadista francese della stessa età di Macron, 39 anni.
Presso la Prefettura di polizia, situata di fronte alla Cattedrale di Notre-Dame, il Paese in piena effervescenza elettorale ha vissuto una tregua, fra richiami ai valori repubblicani e testimonianze personali toccanti. «Non avrete il mio odio», ha lanciato il compagno del poliziotto assassinato, citando le parole di un coniuge delle vittime del 13 novembre 2015, divenute da allora un emblema della Francia che vuole reagire all’orrore con dignità e fedeltà alle regole della convivenza civile. È morto «un eroe della quotidianità», ha detto poi Hollande, in quello che potrebbe essere il suo ultimo discorso solenne del quinquennio, in mezzo ad altre personalità come l’ex presidente neogollista Nicolas Sarkozy. Un discorso, quello del socialista, che ha poi preso una piega politica. Ormai fuori dall’agone dopo la decisione di non ricandidarsi, Hollande ha cercato d’indossare l’abito del saggio consigliere verso quelli «che dovranno decidere per il futuro», invocando la necessità di stanziare «le risorse di bilancio necessarie per reclutare il personale indispensabile alla protezione dei nostri cittadini».
In vista di una probabile ricomposizione della scena politica nazionale, con il Partito socialista dello stesso Hollande dato a un passo dalla scissione interna dopo la sonorissi- ma batosta di domenica, quello del presidente è apparso come una sorta di canto del cigno in un Paese dove s’incrociano in queste ore tensioni estremamente forti. Anche ieri, si sono registrati appelli vibranti e manifestazioni di piazza della società civile contro il rischio di una vittoria del Fronte nazionale, anche se la finalista xenofoba ed antieuropea Le Pen è data da tutte le proiezioni in ritardo di almeno una ventina di punti rispetto al centrista europeista Macron.
Ma secondo un esperto di «astensionismo differenziale», Serge Galam, Le Pen può vincere, come sottolineano pure non pochi opinionisti, anche perché il leader dell’ultrasinistra Jean-Luc Mélenchon, giunto quarto con il 19,5% di suffragi, non ha espresso preferenze. Un silenzio che i militanti frontisti stanno già sfruttando rivolgendosi espressamente all’elettorato Mélenchon, con volantini che mostrano le congruenze pronimo grammatiche fra ultradestra e ultrasinistra: protezionismo economico, pensione a 60 anni, introduzione del sistema proporzionale nel quadro di una revisione della Quinta Repubblica, lotta contro l’impiego in Francia di lavoratori distaccati giunti dall’Est.
Lo stesso Hollande, una volta uscito dal clima solenne del mattino, ha lanciato durante una trasferta un sonoro avvertimento al mondo politico: «Non vi siete resi conto di quello che è successo domenica. Tutti hanno guardato il risultato come un ordine d’arrivo, ma il punto è che al secondo turno è passata Marine Le Pen». Da qui, l’appello per un Fronte nazionale che «deve essere al mi- possibile», obiettivo che richiede a tutti di restare «estremamente seri e mobilitati », perché non si può «pensare che la cosa sia scontata», dato che i «voti vanno guadagnati ». Parole interpretate soprattutto come un ammonimento a Macron, dopo la cena di quest’ultimo con qualche vip, domenica, nelle stesse ore in cui il Fronte nazionale stappava lo champagne nella “Francia profonda” dagli umori difficilmente sondabili. Ieri, il centrista favorito ha replicato in fretta: «Non ho mai pensato di aver già vinto. Se le cose fossero già vinte, non avremmo visto elezioni all’estero finire come sono finite», ha assicurato, aggiungendo di voler difendere «il campo dei progressisti fino all’ultimo». Ma nell’intermezzo elettorale, ha finora colpito il dispendio di energie di Le Pen. Presente ieri già all’alba nel principale mercato alimentare all’ingrosso nazionale, a sud di Parigi, l’ultranazionalista ha detto di stare con i «francesi che si svegliano presto» e a cui «si chiede di stringere sempre più i denti».
Intanto, si è appreso che la popolazione francese residente in Italia, in linea con il restante voto all’estero, ha preferito in massa Macron (poco meno del 42%), davanti all’ex premier neogollista Fillon (21%), a Mélenchon (14%) e a Le Pen (11%).