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La battaglia. L'ira di Pechino: «Ingerenza del Congresso Usa su Hong Kong»

Redazione Esteri giovedì 21 novembre 2019

La battaglia al campus di Hong Kong sembra volgere al termine, ma i suoi riflessi si avvertono anche sui mercati finanziari: quelli di Hong Kong e di Tokyo hanno chiuso in perdita, rispettivamente dell'1,56% e dello 0,48%, preoccupati dalla possibile ricaduta che il sostegno del Congresso americano alle proteste degli studenti potrebbe avere sul negoziato Usa-Cina sui dazi.
Ancora decine di studenti rimangono all'interno del campus del PolyU di Hong Kong, dopo che sette manifestanti, nella mattinata di oggi, hanno deciso di uscire dall'istituto da cinque giorni accerchiato dalla polizia per arrendersi e sottoporsi a cure mediche.
Secondo stime del South China Morning Post, sono ancora 60 gli studenti che resistono all'interno dell'istituto, in condizioni sempre più difficili, mentre a Washington la legge sui diritti umani e la democrazia a Hong Kong, che fa infuriare Pechino, ha ricevuto il via libera del Congresso con l'approvazione alla Camera.
Il provvedimento, lo Hong Kong Human Rights and Democracy Act, è in attesa di essere firmato dal presidente Usa, Donald Trump, dopo il voto definitivo anche dalla Cemera Usa, e spiana la strada a sanzioni nei confronti di individui ed enti cinesi e di Hong Kong che si ritiene violino le libertà fondamentali dell'ex colonia britannica. Tra le misure previste c'è la compilazione di un rapporto annuale, che deve ricevere l'approvazione del segretario di Stato, sul livello di autonomia di Hong Kong rispetto alla Cina per permettere alla città di mantenere l'attuale status speciale sul piano commerciale conferitole da Washington con una legge del 1992, lo Hong Kong Policy Act.
Pechino aveva già condannato ieri l'approvazione del Senato Usa al provvedimento, e il Ministero degli Esteri aveva convocato il ministro consigliere per gli Affari Politici dell'Ambasciata Usa a Pechino, William Klein, per protestare. Oggi, a esprimersi contro la legge sui diritti umani a Hong Kong è il tabloid Global Times. "Qualcuno può pensare che questo possa essere un deterrente per Pechino, ma un pensiero del genere è naif", scrive in un editoriale il tabloid affiliato al Quotidiano del Popolo, organo di stampa del Partito Comunista Cinese.


"Gli Usa sperano che Hong Kong sprofondi a lungo nel caos. Se prendiamo seriamente questo provvedimento e ci ritiriamo dal contrasto alle rivolte", come la Cina definisce le proteste anti-governative, "Hong Kong soffrirà per un accelerazione del collasso dello Stato di diritto e sarà cancellata dal mondo moderno". Il via libera al Congresso della legge, assieme alle incertezze della disputa tariffaria tra Cina e Stati Uniti, hanno fatto sentire i contraccolpi sulla Borsa di Hong Kong, che è arrivata a cedere il 2% dopo i primi scambi e ha chisuo giù di oltre l'1,5%. A Tokyo il Nikkei ha chiuso con una perdita dello 0,48% e al termine di una seduta costantemente in negativo.
La situazione a Hong Kong rimane tesa con l'avvicinarsi della scadenza di domenica, quando sono previste le elezioni per il rinnovo dei Consigli Distrettuali: nella mattinata di oggi un sergente di polizia è stato sfregiato al volto da un 72enne, che stava danneggiando il manifesto elettorale di un candidato allo schieramento pro-Pechino, e l'amministrazione di Hong Kong ha già avvertito della possibilità di un rinvio del voto se non si abbasserà la tensione nell'ex colonia, da oltre cinque mesi sconvolta dalle proteste anti-governative.