NEW YORK La sconfitta in Indiana non è stata una grossa sorpresa per Hillary Clinton, e non ha diminuito le sue probabilità di conquistare la nomination democratica per la presidenza. Ma il modo in cui l’ex segretario di Stato ha perso ha messo in evidenza alcune debolezze che deve riparare prima del voto dell’8 novembre, se vuole diventare la prima donna commander in chief. Il primo elemento imbarazza Clinton da tempo: gli americani non si fidano di lei. In Indiana, solo la metà dei democratici l’ha definita onesta e degna di fiducia negli exit polls. Il dato riflette una situazione analoga a livello nazionale fra tutti gli elettori. Indipendentemente dalla loro affiliazione politica, il 53% degli americani ha di lei un’opinione “sfavorevole”. Un numero così basso storicamente è senza precedenti per un candidato alla Casa Bianca, ed è battuto solo dal 57% di Donald Trump. In Indiana Clinton ha anche perso le simpatie di categorie che tradizionalmente votano democratico nelle elezioni generali. Gli operai bianchi che si riconoscono nel partito dell’asinello si sono schierati in massa (con un margine del 30%) alle spalle di Bernie Sanders. Lo stesso gruppo si è dimostrato disposto a cambiare partito pur di dare la propria preferenza a un candidato che capisca le sue esigenze. Una vulnerabilità forse ancora più profonda è la debolezza dimostrata da Clinton fra gli elettori indipendenti. In campo democratico, il 73% ha sostenuto Sanders. Clinton deve recuperare questo svantaggio se vuole mantenere il suo margine attuale su Trump. Ma prima deve liberarsi del senatore del Vermont, e non è un risultato imminente. «Il segretario Clinton considera questa gara finita – ha detto ieri Sanders – ma ho brutte notizie per lei. Abbiamo vinto in Indiana, e in West Virginia, Kentucky e Oregon siamo ben posizionati per un trionfo». Clinton non gode nemmeno delle simpatie dei media, con i quali non ha mai avuto un rapporto facile a partire dagli anni in Arkansas, e questo è un ostacolo non da poco quando dall’altra parte si trova un «cannone senza sicura» (così l’ha chiamato ieri lei stessa) come Trump. Nonostante i giornalisti Usa sostengano di disprezzare il miliardario, la costante attenzione e l’enorme quantità di spazio che dedicano a ogni sua esternazione ha fatto da combustibile alla sua campagna elettorale.
Elena Molinari © RIPRODUZIONE RISERVATA La democratica Hillary Clinton è oramai a poco più di un centinaio di delegati dal numero che le consegnerà il ruolo di sfidante
(Ansa/Ap)