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Usa. La polizia blinda le scuole a Springfield. Haitiani nel mirino

Lucia Capuzzi martedì 17 settembre 2024

Uno dei murales che a Springfield, in Ohio, accolgono i nuovi arrivati

Le 17 scuola di Springfield sono sorvegliate speciali. All’apertura, ieri, gli istituti si sono ritrovati alle porte un cordone di agenti statali, schierati per proteggere gli studenti e il personale. Anche con queste garanzie, però, le due università locali hanno preferito continuare le lezioni online, dopo le ultime minacce arrivate sabato. Quanto accade nella cittadina dell’Ohio è un caso paradigmatico di «effetto Colbert», dal nome del fantomatico anchorman ideato da Stephen Steward che, in un popolarissimo talk show satirico durato tra il 2005 e il 2014, mescolava notizie vere e false con l’obiettivo di far ridere il pubblico. Ben presto, però, le invenzioni comiche di Colbert hanno cominciato ad avare conseguenze molto reali nei comportamenti politici delle persone per un periodo piuttosto lungo. Il programma, dunque, è diventato un laboratorio di studio per gli accademici interessati a comprendere l’impatto delle fake-news. A far materializzare l’effetto-Colbert a Springfield, comunità di 60mila abitanti, di cui un quarto arrivato legalmente da Haiti nel giro di tre anni, non un finto presentatore bensì l’attuale candidato repubblicano Donald Trump. La falsa accusa agli immigrati della cittadina di rubare e mangiare gli animali da compagnia – mossa in diretta tv nel corso del primo e, forse, unico dibattito presidenziale con Kamala Harris – ha provocato una reazione a catena. Prima i social hanno rilanciato la fake-news, infarcendola di foto e denunce fasulle. Ben presto, la campagna Web è diventata drammaticamente reale. Come ha raccontato il governatore dell’Ohio, il repubblicano Mike DeWine, dalla fine della scorsa settimana, sono state registrate almeno 33 minacce alla scuole locali. Le ultime, sabato, le hanno ricevute le elementari Simon Kenton e Kenwood e le università Wittenberg e Clark State College, subito evacuate. Nei giorni precedenti era toccato a due ospedali. Nel frattempo, il festival culturale in programma la prossima settimana è stato annullato per questioni di sicurezza. Perfino il sindaco, Rob Rue e i suoi collaboratori sono finiti nel mirino. Da qui la scelta del governatore di rafforzare i controlli. «I nostri figli meritano di andare a scuola. E devono farlo senza correre rischi», ha detto DeWine. A metterli a rischio una diceria infondata: il furto di animali domestici per mangiarli.
Non c’è nessuna denuncia di questo tipo a Springfield nei confronti degli haitiani. Ad essere fermata per avere ucciso e cucinato un gatto, ad agosto, è stata una statunitense. E non si conoscono altri episodi. Il presunto legame tra i sacrifici di cani e gatti e il vudù, l’antica religione degli schiavi africani praticata da gran parte della popolazione – sostenuto da vari commentatori dentro e fuori dai social – è infondato. Solo animali le cui carni sono di consumo comune – in particolare galline e galli – sono impiegati in alcuni rituali. L’accusa non è, però, nuova e tradisce un pregiudizio antico che Haiti e i suoi abitanti si portano sulle spalle fin dall’Indipendenza nel 1804. La rivolta di schiavi che ha portato l’isola a liberarsi, allo stesso tempo, dal sistema coloniale e dal giogo schiavista e a costituire la prima Repubblica nera della storia – un esempio unico al mondo – è cominciata, secondo la tradizione, durante una cerimonia vudù. Per giustificare la bruciante sconfitta, la propaganda dell’ex madre-patria francese parlò di non precisati poteri occulti. In realtà, la ribellione era la conseguenza del modello perverso creato dai colonizzatori e basato sullo sfruttamento selvaggio di milioni di donne, uomini, bambini. Gli Usa – dove, all’epoca, la schiavitù era legale – alimentò la narrativa. La comunità internazionale costrinse Haiti a pagare un indennizzo spropositato a Parigi – l’equivalente di 21 miliardi di dollari – per essere riammessa, con riserva, nel consesso. Il debito è all’origine dell’attuale tragedia dell’isola, in mano alle bande armate.
I migranti haitiani sono discriminati nell’intero Continente. La pelle nerissima e la lingua creola li rendono “diversi” dal resto dei latinoamericani. Negli Stati Uniti, il sistematico rifiuto dell’asilo negli anni Settanta per quanti fuggivano dalla dittatura del clan Duvalier ha portato la Corte Suprema a condannare il governo per «razzismo» nel 1980. Le correzioni dei decenni successivi hanno dato risultati parziali. Ancora, all’inizio degli anni Ottanta, gli haitiani sono stati associati dalle autorità sanitarie alla diffusione dell’Hiv. Ora vengono tacciati come «ladri di animali da compagnia». In realtà, l’immigrazione haitiana ha fatto crescere Springfield. La popolazione aveva subito un brusco calo nel 2015 e le imprese, attratte da una iniziativa di rilancio della Camera di commercio locale, non trovavano manodopera. Questo ha causato il boom di arrivi dall’isola, in larga maggioranza in modo legale, grazie ai recenti provvedimenti dell’Amministrazione Biden. Il flusso ha causato una crescita dell’economia ma anche una ovvia pressione sui servizi sociali. Nonostante questo, la comunità è ben integrata. Il momento più difficile è stato nell’agosto 2023 quando in un incidente causato da un haitiano è morta la pizzola Aiden Clark, 11 anni. Il suo nome è stato tirato in ballo dai social per rafforzare la retorica anti-immigrati «Non è una buona ragione per odiare – ha detto il padre Natham, che fin dal principio aveva rifiutato l’idea della vendetta –. Fermate questa follia, ora».