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Haiti. Chiesto un riscatto per l'ingegnere catanese

Lucia Capuzzi mercoledì 2 giugno 2021

Haiti sprofonda nel caos, ogni giorno di più. Il barometro del clima avvelenato sono i sequestri – l’ultimo di un italiano – che si susseguono al ritmo di uno ogni dodici ore. Il più delle volte, però, il fenomeno resta invisibile: il mondo, ancor più distratto del solito causa Covid, sembra non accorgersi del dramma dell'isola, dove ormai quasi la metà della popolazione soffre la fame e il 75 per cento guadagna meno di due dollari al giorno. Dove, da quasi due anni, il presidente Jovenal Moïse governa senza Parlamento. Dove scioperi e manifestazioni sono quotidiani. La maggior parte delle volte, le vittime sono persone anonime, poveri costretti a organizzare collette fra vicini per racimolare generi alimentari o oggetti con cui barattare la vita dell’ostaggio.
Per la seconda volta, però, la gang “400 Mawozo” ha voluto alzare il tiro. Dopo la cattura di cinque sacerdoti, due suore e tre laici mentre si recavano a Messa, lo scorso 11 aprile, la banda ha rapito martedì Giovanni Calì, ingegnere catanese di 74 anni. Per conto dell’azienda romana Bonifiche Spa, l’italiano supervisiona la pavimentazione di una strada che colleghi Port-au-Prince con il Nord. I malviventi lo hanno preso nel cantiere, insieme a un operaio locale, a Croix-des-Bouquets, sobborgo satellite della capitale nonché territorio di “400 Mawozo”. Questo – oltre alla capacità operativa dimostrata con il maxi-sequestro di aprile – fa presupporre che il responsabile sia la gang, una delle 76 attive nell’isola. Mafie dei poveri, in realtà, nate nelle baraccopoli, cresciute grazie al caos istituzionale, seguito alla contestata elezione di Moïse, nel 2016. E acuita ora dalla decisione del governo di convocare un referendum per cambiare la Costituzione, il 27 giugno. Una scelta poco opportuna in questi tempi difficili, ha appena denunciato la Conferenza episcopale haitiana. Sulla stessa linea, l’Onu, l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) e gli Usa, i quali, tuttavia, sostengono il presidente.

Giovanni Calì, 74 anni, è di Catania - Ansa


A preoccupare, soprattutto, l’aumento delle armi in circolazione – almeno 500mila –, il che fa presupporre oscuri legami con la politica. Ieri, i rapitori – secondo fonti ben informate – si sono messe in contatto con il socio haitiano di Calì e «hanno chiesto mezzo milione di dollari». La cifra iniziale rientra nella media dei riscatti, che arrivano anche al milione di dollari. Per il gruppo di preti, suore e laici avevano chiesto un milione. In genere, però, almeno quando si tratta di locali, le somme vengono pian piano ribassate, dato che pochissimi haitiani possono permettersele.