Centro America. Haiti, allerta epidemie tra gli sfollati del sisma
Sono oltre 650mila i colpiti dal sisma
Per undici giorni, sono rimasti intrappolati sotto una coltre di rocce e fango, lungo le pendici del Pic Macaya, la seconda vettà più alta della “terra montagnosa”, questo il significato del nome Haiti nella lingua dei nativi tainos. Un filo d’aria e l’acqua piovana li hanno tenuti in vita, fino alla svolta, avvenuta mercoledì. I soccorritori li hanno trovati ed estratti dalle macerie del terremoto di 7.2 gradi Richter del 14 agosto. Malconci ma vivi. Il recupero di venti adulti e quattro bambini ha dato una ventata di speranza ad Haiti, in un momento tragico. Dopo una breve fiammata di attenzione internazionale, il Paese più povero dell’emisfero occidentale sta venendo rapidamente risucchiato nel buco nero dell’invisibilità, mentre altre crisi catturano – per qualche tempo – l’intermittente attenzione mondiale. E l’isola sembra condannata ad affrontare in solitudine l’ennesima emergenza umanitaria.
La situazione è drammatica, come denuncia Caritas italiana. Alle 2.500 vittime e oltre 12mila feriti si sommano le centinaia di migliaia di persone rimaste senza riparo. Almeno 650mila donne e uomini non hanno di che sfamarsi. «C’è necessità urgente di cibo e kit sanitari e soprattutto di acqua e condizioni igieniche adeguate per impedire il diffondersi di malattie infettive», afferma il direttore don Francesco Soddu. Gli aiuti, a causa delle scarsissime risorse del governo per gestire l’emergenza, arrivano a rilento. Mentre, ora dopo ora, cresce il rischio di epidemie. «Queste potrebbero fare più vittime del terremoto», afferma frate Lozama, della congregazione dei Petits frères sainte Thérèse de l’Enfant Jésus. In questo contesto, la Chiesa è in prima linea nel dare sollievo ai colpiti. Papa Francesco ha chiesto al mondo un «interesse partecipe» per le sofferenze di questi ultimi e ha destinato un primo contributo di 200mila euro attraverso il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Caritas italiana coordina insieme a Caritas Internationalis e Caritas Haiti gli interventi di emergenza, anche grazie al milione di euro messo a disposizione delle Conferenza episcopale italiana dai fondi dell’8xmille. (Per aiutare il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale "Terremoto Haiti")
Bimba in un campo per sfollati a Les Cayes - Reuters
L’altro grande dramma del post-sisma riguarda i bambini: sono oltre i tre quarti dei colpiti, almeno mezzo milione. E rappresentano il gruppo più vulnerabile. «Il 19 per cento dei minori haitiani non è registrato all’anagrafe civile in base alle stime», conferma Susanna Balbo, di Unicef Haiti. Tra gli sfollati, dunque, ci sarebbero centomila piccoli invisibili. «Non essere registrati – prosegue Balbo – impedisce loro di godere dei diritti fondamentali e aumenta i rischi di violenza, abuso abbandono e sfruttamento». Finora, a differenza del post terremoto del 2010, non ci sono segnalazioni bimbi scomparsi per traffico, come afferma Unicef. Anche grazie alla mobilitazione dell’Agenzia Onu per l’infanzia che, «in stretta collaborazione con le istituzioni nazionali, ha disposto misure specifiche come il dispiegamento di personale specializzato negli ospedali e nei centri di distribuzione di cibo». Il rischio, però, resta alto. Da qui l’appello di Unicef a una «protezione a lungo termine che sostenga famiglie e comunità». «In gioco c’è il futuro di una intera generazione e di una nazione – conclude Balbo –. E questo futuro dipende anche da noi».
I bimbi non registrati nei dipartimenti colpiti sarebbero 100mila - Reuters