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TERZO GIORNO. Haiti: orrore e devastazione senza fine Tra 50mila e 100mila le vittime

venerdì 15 gennaio 2010
Prime manifestazioni di rabbia dei sopravissuti di Port-au-Prince: nel quarto giorno dal terremoto che ha distrutto Haiti, dopo tre notti trascorse in strada fra macerie e cadaveri, alla ricerca di acqua e di cibo, con la paura di nuove scosse. Cresce la tensione e sono state viste anche barricate e blocchi stradali eretti usando anche i cadaveri. La gente è abbandonata, malgrado gli sforzi umanitari di tutto il mondo e la corsa contro il tempo degli aiuti, in primo luogo da parte degli Stati Uniti. E lo stesso presidente haitiano, René Preval, ha ammesso oggi di temere una "violenta rivolta popolare".Gli italiani. Si tenta di sopravvivere in mezzo ai cadaveri e continua l'apprensione per gli italiani che ancora mancano all'appello. In particolare il ministro Frattini si è detto in apprensione per 3 di loro, uno dei quali risulterebbe essere sepolto sotto le macerie di un supermercato crollato a Port-au-Prince. C'è anche la prima vittima italiana, Gigliola Martino, di 70 anni, figlia di italiani ma nata a Haiti. Da parte sua la Farnesina a fronte di 176 italiani rintracciati, indica che "21 sono ancora dispersi", mentre si continua scavare tra le macerie dell'Hotel Christophe e del Montana, dove i soccorritori francesi e spagnoli hanno estratti vivi diversi stranieri, ma non ci sono notizie di connazionali.Gli aiuti. Il mondo si è mobilitato per la tragedia che ha colpito il Paese più povero dell'emisfero occidentale, l'Onu ha lanciato un appello per raccogliere 550 milioni di dollari per l'emergenza e i soccorsi cominciano ad arrivare insieme ai primi aiuti internazionali. Ma sul posto manca il coordinamento. "Manca tutto, acqua cibo e carburante", scrivevano ancora stamani testimoni su Twitter. "C'erano morti e feriti ovunque, ma niente ospedali, nessuno che potesse accoglierli, cadaveri per terra, e gente che si affollava intorno", racconta un francese all'arrivo a Parigi. La missione Onu (Minustah), che nel sisma ha perso 36 dipendenti, ha giudicato per ora "sotto controllo" la situazione della sicurezza ad Haiti e il ministro della difesa Usa, Robert Gates, l'ha definita "buona": "L'elemento chiave - ha detto il capo del Pentagono - è far giungere viveri e acqua con la massima rapidità nell'area colpita, evitando che la gente, trascinata dalla disperazione, si abbandoni ad atti di violenza".Le difficoltà e la sicurezza a rischio. Episodi di sciacallaggio vengono ovunque segnalati, anche se il Pam, l'agenzia Onu per l'alimentazione che ha già portato cibo a 60.000 persone, ha smentito la notizia circolata oggi che un suo magazzino ad Haiti fosse stato saccheggiato. Secondo il presidente haitiano, Preval, al quale il presidente Usa ha detto che "il mondo intero è a fianco di Haiti", "col passare del tempo, sono sempre più impazienti e cresce la rabbia e la furia". Inoltre, circa 4.000 detenuti sono alla macchia dopo il crollo del carcere centrale di Port-au-Prince. Dalla vicina Repubblica Dominicana da stamattina viaggiano con la scorta dei militari. Finora il Paese vicino fungeva da base per lo sforzo umanitario internazionale. Ma gli Stati Uniti, che hanno promesso di far arrivare ad Haiti "fino a 10.000" soldati, fra cui i marines, entro lunedì, hanno assunto con il controllo dell'aeroporto di Port-au-Prince, che ha così ripreso a funzionare dopo essere stato in tilt per oltre 24 ore dopo il sisma per l'arrivo di soccorsi umanitari senza alcun coordinamento. Molti gli aerei ancora fermi, atterrati fra ieri e oggi in misura tre volte maggiore rispetto ala capacità dello scalo ancora fermi.Ma le difficoltà logistiche non si fermano qui: i mezzi di soccorso arrivano a fatica, le strade di Port-au-Prince sono ostruite da macerie e l'aeroporto ha una sola pista in funzione. Intanto lo sforzo umanitario ha scavalcato le barriere politico-ideologiche: il governo di Cuba ha concesso il suo spazio aereo ai voli americani che partono dalla base di Guantanamo, dove gli Usa stanno portando alcuni dei feriti evacuati da Haiti, per creare un corridoio Guantanamo-Miami che accorcia i voli di 90 minuti.Il bilancio dei morti e degli sfollati. Impossibile ancora un bilancio delle vittime, che nella stragrande maggioranza sono ancora sotto le macerie, dove la gente, lasciata a sè stessa, cerca ancora i vivi. Le Nazioni Unite hanno fino ad ora conteggiato circa 9.000 cadaveri, circa 7.000 dei quali sono stati sepolti ieri in una fossa comune. La Croce Rossa haitiana parla per ora prudentemente di 40-50 mila morti; la Panamerican Health Organization (Paho), braccio americano dell'Organizzazione mondiale della Sanità di un numero oscillante fra i 50 e i 100 mila; un senatore haitiano, ha azzardato addirittura la cifra di mezzo milione. L'Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) stima che le persone ancora senza cibo né aiuti siano circa due milioni; parla di 300.000 senzatetto nella sola capitale e di circa 3,5 milioni di persone colpite dal sisma fra Port-au-Prince (2,8 milioni), le aree rurali e altri centri urbani come Jacmel e Carrefour, e ritiene che gli edifici distrutti a Port-au-Prince siano il 10%. Ma esperti di Strasburgo analizzando immagini satellitari stimano che siano il 20%. "Ma è un dato che va preso con prudenza perché ci sono degli edifici interamente distrutti e altri che sono crollati solo parzialmente", dice Kader Fellah, ingegnere del Sertit. Ma la situazione fuori dalle città è ancora poco conosciuta: secondo l'ong Oxfam, "l'epicentro del disastro si trova nelle aree rurali del Paese, ma l'accesso alle campagne è interrotto ed è quindi impossibile stabilire l'entità dell'emergenza e i bisogni della popolazione".