Gaza. Cosa dice la risoluzione dell'Onu. Guterres condanna il massacro del 7 ottobre
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres
«Niente può giustificare i terribili attacchi terroristici lanciati da Hamas il 7 ottobre, o il brutale rapimento di circa 250 ostaggi» ha scritto sul social X (ex Twitter) il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, all'indomani della risoluzione "di compromesso" all'Onu sulla guerra nella Striscia di Gaza. Guterres ha anche ribadito l'appello «affinché tutti gli ostaggi rimasti siano rilasciati immediatamente e senza condizioni».
Il segretario generale ha inoltre ricordato i 136 dipendenti di agenzie delle Nazioni Unite, che ha definito «nostri colleghi», uccisi in 75 giorni di guerra. Una cosa «mai vista» nella storia dell'Onu. «Molti del nostro personale sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Rendo omaggio a loro e alle migliaia di operatori umanitari che rischiano la vita nell'aiutare i civili a Gaza», scrive Guterres.
136 of our colleagues in Gaza have been killed in 75 days – something we have never seen in @UN history.
— António Guterres (@antonioguterres) December 23, 2023
Most of our staff have been forced from their homes.
I pay tribute to them & the thousands of aid workers risking their lives as they support civilians in Gaza.
La risoluzione "di compromesso" approvata dall'Onu
Dopo aver rinviato il voto di giorno in giorno da lunedì scorso, nel tentativo di arrivare a un testo che schivasse il veto degli Stati Uniti, ieri il Consiglio di sicurezza al Palazzo di Vetro ha approvato una risoluzione di compromesso che non menziona l'attacco terroristico di Hamas a Israele, il 7 ottobre scorso, e che non chiede la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza. La risoluzione è passata con 13 voti a favore e l'astensione di Stati Uniti e Russia. (QUI IL DOCUMENTO)
Dopo due mesi e mezzo di guerra, la risoluzione chiede misure «urgenti» per consentire «un accesso immediato, sicuro e senza ostacoli di aiuti umanitari» nella Striscia di Gaza e per «creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità» in un non meglio precisato futuro.
La precedente formulazione della bozza, che era stata presentata dagli Emirati Arabi Uniti ma non aveva superato l'esame di Washington, chiedeva invece «l'urgente sospensione delle ostilità», dunque una immediata pausa umanitaria. La richiesta di una vera e propria «cessazione» del conflitto era contenuta in una proposta di risoluzione respinta dal Consiglio con veto americano alcune settimane fa.
Nella risoluzione approvata ieri l'Onu deplora «ogni atto di terrorismo», così come «gli attacchi contro i civili», ed esige la liberazione «senza condizioni» di tutti gli ostaggi. Ma non menziona alcuna condanna esplicita e univoca dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. Un'assenza che ha deluso gli Usa, che invece di approvare il testo si sono limitati a non bloccarlo con il loro potere di veto.
Von der Leyen (Ue): la risoluzione «getta le basi per la fine delle ostilità»
Soddisfatta l'Unione Europea, che accoglie «con favore» la risoluzione. Il testo, scrive su X la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, «chiede una consegna rapida, sicura e più ampia degli aiuti alla popolazione di Gaza e getta le basi per la fine delle ostilità». L'Ue è «al lavoro con i partner per affrontare l'emergenza umanitaria e prepararsi già al dopo».
La fornitura degli aiuti al popolo di Gaza «è ciò che l'Ue chiede», evidenzia il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, plaudendo «all'enfasi posta sulla necessità di creare le condizioni per un cessate il fuoco sostenibile».
Le reazioni all'Onu di palestinesi e israeliani
L'ambasciatore palestinese all'Onu, Riyad Mansour, ha detto che sugli aiuti umanitari «la risoluzione è un passo nella giusta direzione ma non c'è modo di fermare il genocidio senza un cessate il fuoco». E ha ricordato che nella Striscia sono morte più di 20.000 persone e mezzo milione di persone (dato Onu) rischiano di morire di fame.
L'ambasciatore israeliano Gilad Erdan ha messo in chiaro che la risoluzione riconosce l'autorità della sicurezza israeliana di monitorare e ispezionare gli aiuti in ingresso a Gaza. «Giusta la decisione del Consiglio di sicurezza che l'Onu garantisca una razionalizzazione nel trasferimento degli aiuti e che arrivino a destinazione e non ad Hamas» ha osservato il ministro degli Esteri, Eli Cohen. E ha avvertito che la risoluzione non cambia nulla, di fatto: «Israele continuerà la guerra fino al rilascio di tutti i rapiti e all'eliminazione di Hamas nella Striscia».
L'ira di Teheran: Usa «spudorati» sui diritti umani
Durissima la reazione dell'ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema della Repubblica islamica dell'Iran, dopo il voto all'Onu. La posizione degli Stati Uniti in Consiglio di sicurezza, a suo dire, ha fatto «cadere il velo» sulle reali intenzioni. Gli Usa avrebbero agito «spudoratamente» opponendosi a una richiesta di cessate il fuoco. «La grande vittoria della Nazione palestinese è che ha screditato l'Occidente e l'America e le loro false rivendicazioni sui diritti umani», ha detto l'ayatollah in un incontro pubblico, secondo quanto riporta il sito di Press Tv. «Oggi nessuno al mondo ritieneLe autorità di Hamas hanno annunciato che il bilancio nella Striscia di Gaza è salito a 20.258 morti. diversi il regime sionista, l'America e l'Inghilterra».
77° giorno di guerra: cosa è successo oggi
- VITTIME Il bilancio delle vittime palestinesi è salito a 20.258 morti e 53.688 feriti, stando al ministero della Sanità di Gaza controllato da Hamas. Nelle ultime 24 ore sarebbero state uccise 201 persone.
- OSTAGGI Il gruppo sostiene che sono stati persi i contatti con un gruppo di miliziani che teneva prigionieri 5 ostaggi e di ritenere che sono stati tutti uccisi in un raid.
- MINACCIA IRANIANA Un comandante dei Guardiani della Rivoluzione iraniana ha detto che il Mediterraneo potrebbe essere chiuso se gli Stati Uniti e i loro alleati continueranno a commettere «crimini» a Gaza. «Si aspettino presto la chiusura del Mar Mediterraneo, dello Stretto di Gibilterra e di altri corsi d'acqua», ha detto il generale di brigata Mohammad Reza Naqdi. «Ieri il Golfo Persico e lo Stretto di Hormuz sono diventati un incubo per loro, e oggi sono intrappolati nel Mar Rosso».
Israele ritiene che il drone sparato contro una nave cisterna battente bandiera della Liberia nell'Oceano Indiano sia stato lanciato direttamente dall'Iran e non dalle milizie yemenite Houthi, filo-iraniane, che tengono sotto scacco le navi dirette al porto israeliano di Eilat sul Mar Rosso. Lo riferisce l'emittente israeliana Channel 12.
- SITUAZIONE MILITARE I media arabi riferiscono che le Forze di difesa avrebbe informato l'Egitto dell'intenzione di occupare la zona di confine di Rafah, ma fonti sul luogo smentiscono. Sempre media arabi affermano che l'esercito sta sparando proiettili contro un'area nel sud di Rafah. Ci sono anche segnalazioni di carri armati che opererebbero a ovest del valico di Kerem Shalom.
- COMBATTIMENTI E RAID Un attacco aereo avrebbe ucciso 76 membri di una famiglia ieri a Gaza City. Lo riferisce il portavoce dei soccorsi all'Associated Press fornendo un elenco parziale dei nomi, tra cui quelli di donne e bambini, della famiglia al-Mughrabi. Sarebbe tra gli episodi più cruenti della guerra. Tra le vittime anche Issam al-Mughrabi, veterano del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, sua moglie e i loro cinque figli.
Fonti mediche riferiscono che almeno 20 persone sono rimaste uccise in un attacco compiuto stanotte nel campo di Nuseirat e a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. A Jabalya, nel nord, sono segnalati scontri a fuoco e pesanti bombardamenti nei quartieri orientali e in diverse località.
- «ESECUZIONI SOMMARIE» L'agenzia Onu per i diritti umani riferisce di aver «ricevuto informazioni inquietanti secondo cui le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ucciso sommariamente» 11 persone nel quartiere di al-Remal tra le 20 e le 23 di quattro giorni fa. «Secondo le testimonianze diffuse dai media e dall'Euro-Med Human Rights Monitor, mentre controllavano l'edificio e i civili che vi si rifugiavano, le Idf avrebbero presumibilmente separato gli uomini da donne e bambini e poi avrebbero sparato e ucciso almeno 11 di loro, per la maggior parte tra i 20 ed i 30 anni, davanti ai loro familiari». Se risultasse vero, potrebbe essere un crimine di guerra.