La guerra dei chip. Gli Usa alzano il tiro: stop agli investimenti tecnologici in Cina
Tra Usa e Cina infuria la guerra dei chip
Stop agli investimenti “in uscita” verso Cina, Kong e a Macao nei settori chiave dell'alta tecnologia, dall’intelligenza artificiale ai semiconduttori fino alla tecnologia quantistica. Washington ha formalizzato le regole di quello che, a tutti gli effetti, si profila come un altro pezzo della “guerra tecnologica” che la contrappongono, sempre più duramente, alla Cina. Sul campo – ha scritto nero su bianco il Dipartimento del Tesoro a stelle e strisce – ci sono “questioni di sicurezza nazionale”. L’intento Usa è chiaro: frenare la crescita espansiva cinese, contenere l’arrembaggio alle tecnologie che consentirebbero al gigante asiatico di diventare una minaccia in campo geopolitico, e militare prima di tutto. In gioco c’è la supremazia statunitense, in un mondo schiacciato da polarizzazioni sempre più accentuate e scosso da conflitti regionali che rischiano di tracimare in una guerra senza confini.
Il Tesoro Usa ha chiarito che le transazioni “riguarderanno tecnologie nel campo dei semiconduttori e della microelettronica e tecnologie dell'informazione quantistica, nonché nel settore dell'intelligenza artificiale”, che ha descritto come "fondamentale per lo sviluppo della prossima generazione di applicazioni militari, di sorveglianza, di intelligence e di alcune applicazioni di sicurezza informatica" come i jet da combattimento di prossima generazione.
Come riporta il sito Nikkei Asia, le maglie del bando si propongono di essere assai strette: “Va segnalata che la definizione di "persone statunitensi" sottoposte al divieto include non solo entità e cittadini statunitensi, ma anche residenti permanenti nel Paese, il che potrebbe portare a enormi sconvolgimenti nei circoli tecnologici e di investimento in Cina”. Le restrizioni, che seguono l'ordine esecutivo del presidente degli Stati Uniti Joe Biden firmato nell'agosto del 2023, entreranno in vigore il 2 gennaio.
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Quella che infuria tra Usa e Cina è una vera e propria guerra commerciale senza esclusione di colpi. Con il Chips and Science Act, nell’ottobre 2022, gli Stati Uniti hanno messo in campo una serie di misure per bloccare l'accesso della Cina ai semiconduttori più avanzati e alle attrezzature necessari per realizzarli. Il 9 agosto del 2023, Biden ha emesso l’ordine esecutivo (Executive Order on Addressing United States Investments in Certain National Security Technologies and Products in Countries of Concern), da cui dipendono le restrizioni sugli investimenti formalizzate ieri. Pechino ha risposto accusando gli Usa di praticare del “terrorismo tecnologico”.
Perché nel mirino siano finiti i semi conduttori è facilmente intuibile: sono fondamentali per lo sviluppo delle tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, nonché di armi all'avanguardia tra cui missili ipersonici e jet da combattimento stealth. La Cina ne ha una fame enorme. Nel 2021, il gigante asiatico ha importato semiconduttori per un valore di 430 miliardi di dollari, più di quanto abbia speso in petrolio. Nel 2023 la cifra è salita a 349,4. A livello globale, si prevede che i semiconduttori diventeranno un'industria da un trilione di dollari entro il 2030, secondo un rapporto McKinsey. La “guerra” è appena iniziata.