A Gaza. «La guerra durerà fino a gennaio». Circondata la casa del leader di Hamas
Edifici bombardati a Khan Yunis, la principale città del Sud della Striscia di Gaza
La guerra a Gaza andrà avanti ancora un mese, l'offensiva massiccia di terra dovrebbe termine entro gennaio. Almeno stando alle affermazioni di ufficiali della sicurezza israeliana alla Radio Militare, riprese dalla Cnn. Secondo le stesse fonti, affinché si apra una nuova finestra per la tregua e il rilascio di altri ostaggi (nei restano ancora 138 nelle mani di Hamas) le operazioni militari dovranno continuare sia nel Nord sia nel Sud della Striscia.
«La nostra intelligence ha monitorato la situazione dei nostri ostaggi e posso dire con certezza assoluta che ogni istante sotto la prigionia di Hamas mette in pericolo le loro vite», ha detto il portavoce dell'esercito, Daniel Hagari. «Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto è cruciale» ha incalzato, esortando la comunità internazionale ad «agire» e ribadendo che la Croce Rossa deve avere accesso agli ostaggi. Le forze israeliane, ha ribadito, «faranno tutto il possibile per riportarli a casa». «Chiediamo agli altri di fare lo stesso», ha aggiunto. La Cicr il mese scorso ha sottolineato di non poter intervenire autonomamente ma di essere legata alle condizioni poste dalle parti in campo.
Nel Nord di Gaza l'esercito ha scoperto uno dei maggiori depositi di armi di Hamas, vicino a una clinica e a una scuola: «Centinaia di lanciagranate, decine di missili anti tank e di esplosivi, razzi a lunga gittata, granate e molti droni». «Tutte le strutture terroristiche sono state trovate vicino a edifici civili in mezzo alla popolazione. Un'ulteriore prova dell'uso cinico che l'organizzazione terrorista di Hamas fa dei residenti di Gaza usati come scudi umani» afferma il portavoce militare.
L'esercito è a Khan Yunis. Circondata la casa del leader di Hamas
Nella terza fase dell'offensiva, dopo quella dei raid e l'inizio dell'operazione di terra, infuriano in tutta la Striscia combattimenti tra i più pesanti in due mesi. Le truppe sarebbero nella città di Khan Yunis, la principale del Sud, dove avrebbero circondato la casa del leader di Hamas, Yahya Sinwar. Non è chiaro se lui si trovi nell'abitazione.
L'esercito fa sapere che l'aviazione ha colpito circa 250 obiettivi in tutta l'enclave nelle ultime 24 ore, mentre i militari continuano a localizzare e distruggere armi, pozzi, tunnel e ordigni esplosivi. Tra gli obiettivi attaccati, i lanciarazzi utilizzati martedì per sparare una serie di proiettili verso il centro di Israele.
Civili in fuga, l'Onu: condizioni apocalittiche
E dunque continua l'evacuazione degli abitanti verso l'estremo Sud, in un'area sempre più angusta vicino al confine chiuso con l'Egitto. A piedi, in motocicletta, stipati nei carretti o con i bagagli ammucchiati sui tetti delle loro auto, migliaia di civili continuano a fuggire. Le immagini che arrivano sono agghiaccianti.
Fino alle 14 (le 13 in Italia) l'esercito ha promesso una pausa tattica «a fini umanitari» nella zona di Ash Shaboura nel distretto di Rafah. Il portavoce militare in lingua araba Avichai Adraee aggiunge che devono «essere evitate» alcune parti della strada Salah al-Din a Khan Younis dove i combattimenti sono in corso.
La costruzione di una tenda in un nuovo campo profughi improvvisato nella zona di Rafah, estremo Sud della Striscia - Reuters
Il responsabile degli aiuti umanitari dell'Onu ha detto che la campagna militare israeliana sta creando condizioni «apocalittiche» e mette di fatto fine a qualsiasi possibilità di operazioni in aiuto della popolazione. Martin Griffiths, coordinatore dei soccorsi di emergenza delle Nazioni Unite, ha detto che l'offensiva priva gli operatori umanitari di qualsiasi mezzo significativo per aiutare i 2,3 milioni di persone di Gaza. «Quello che diciamo oggi è: ora basta. Deve finire», perché gli aiuti ormai sono impossibili, «è come mettere un cerotto su una ferita aperta».
Secondo Hamas, sono morte 16.248 persone dall'inizio della guerra, più del 70% delle quali donne, bambini e adolescenti.
La piazza principale della cittadina di Rafah, nei pressi del confine egiziano: moltissimi gli sfollati arrivati qui, o che vi si dirigono, negli ultimi giorni - ANSA
Biden a favore di uno Stato palestinese
Il presidente Usa Joe Biden si è espresso a favore della creazione di uno Stato palestinese e ha deciso sanzioni per i coloni violenti in Cisgiordania. Stamani il segretario di Stato, Antony Blinken, ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi: Washington chiede che il conflitto non si allarghi, Pechino vuole il cessate-il-fuoco immediato.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ribadendo che Gaza deve rimanere smilitarizzata e Hamas distrutta, ha respinto l'idea di una forza internazionale che garantisca la sicurezza nell'enclave e ha detto che l'unico organismo in grado di assicurarla sarà l'esercito israeliano.