Stati Uniti. «I legali di Trump non vogliono che sia interrogato da Muller»
I legali che assistono il presidente americano Donald Trump gli hanno consigliato di evitare di presentarsi per un interrogatorio davanti al procuratore speciale Robert Mueller. Nel riferirne, il New York Times cita quattro persone a conoscenza della vicenda e prospetta il rischio di una battaglia legale di mesi sul dovere o meno del presidente di rispondere sotto giuramento.
Chi assiste Trump, riferisce il New York Times, teme che l'inquilino della Casa Bianca possa incorrere in dichiarazioni contraddittorie tali da comportare l'accusa di aver mentito agli inquirenti. Una posizione che contrasta con quella dello stesso presidente che in privato e in pubblico ha ribadito più volte il suo desiderio di parlare con Mueller nel quadro dell'inchiesta sulle possibili interferenze russe nella campagna elettorale. La decisione di Trump sull'incontro con i procuratori, attesa per le prossime settimane, potrebbe essere determinante per una delle fasi più significative dell'inchiesta: rifiutarsi di prendere parte ad un interrogatorio comporta il rischio che il procuratore Mueller decida di citare il presidente, chiamandolo a comparire davanti ad un Grand Jury e aprendo così una battaglia legale che porterebbe ad una drastica escalation dell'inchiesta. Rifiutarsi di prendere parte all'interrogatorio di Mueller avrebbe anche conseguenze politiche: certamente porterebbe al presidente l'accusa di voler nascondere qualcosa, mentre la conseguente battaglia legale allungherebbe i tempi dell'inchiesta con potenziali conseguenze per le elezioni di mid-term o per la successiva corsa alla rielezione di Trump.
Malgrado questo John Dowd, il legale chiamato l'estate scorsa a rappresentare Trump nell'inchiesta, è deciso a respingere la richiesta di interrogatorio, e così il suo vice Jay Sekulow, e con loro molti consiglieri, stando alle fonti citate dal New York Times. Legali ed assistenti credono che il procuratore speciale potrebbe non volersi spingere fino a citare in giudizio il presidente dando il via ad uno show down con la Casa Bianca che rischia di perdere in aula.
Intanto, sempre per quanto riguarda l'inchiesta del Russiagate, secondo il Guardian l'ex capo stratega della Casa Bianca Steve Bannon non si presenterà a testimoniare alla commissione Intelligence della Camera sui presunti contatti tra Mosca e la campagna di Donald Trump a svantaggio di Hillary Clinton. Bannon, sempre secondo il quotidiano inglese, sarà interrogato la prossima settimana dal team del super procuratore Robert Mueller. Anche la Reuters ha citato una fonte secondo la quale Bannon non è stato autorizzato dalla casa Bianca a presentarsi.
Infine la commissione di intelligence della Camera ha votato all'unanimità per pubblicare il memo dei democratici sull'Fbi. Il documento viene inviato ora alla Casa Bianca e il presidente Donald Trump ha cinque giorni per decidere se pubblicarlo o meno. Il rapporto dei democratici sull'Fbi si contrappone al memo dei repubblicani di cui Donald Trump ha disposto la pubblicazione. Secondo il presidente americano, il rapporto dei repubblicani lo "scagiona" completamente dalle indagini sul Russiagate. I democratici premono per la pubblicazione del loro rapporto sull'Fbi da giorni, da quando è stato pubblicato quello sui repubblicani. Secondo i democratici, il memo dei repubblicani ha delle carenze nell'accusare l'Fbi e punta solo a screditare l'agenzia federale per colpire il procuratore speciale per il Russiagate Robert Mueller.