Il paradosso. Il governo americano è pronto ad aiutare i produttori di droga
Già 20 Stati americani (più la capitale Washington) hanno legalizzato in qualche forma la coltivazione, la vendita e il consumo di marijuana. Ora il governo federale, che ufficialmente considera la cannabis una droga illegale, è disposto a chiudere un occhio sul business miliardario che ha generato. La contraddizione fra il numero crescente di Stati che ha permesso la nascita di un notevole giro d’affari attorno alla marijuana e la legislazione federale, che proibisce alle banche di accettare i proventi dalla vendita di droghe, è emersa con forza nelle ultime settimane. Il primo gennaio in Colorado hanno aperto le porte i primi negozi autorizzati a vendere liberamente marijuana ai maggiori di 21 anni.
Ed è stato un boom. In un solo giorno, i rivenditori al pubblico hanno incassato un milione di dollari. Il ritmo è rimasto lo stesso fino ad oggi. Tutto quel denaro, però, non può essere depositato in banca, né investito. I negozi di marijuana, che sono tenuti per legge a produrre almeno il 70 per cento della droga che vendono, non possono accettare assegni né carte di credito e devono pagare i loro fornitori e dipendenti in contanti.
Una situazione analoga si sta per creare nello Stato di Washington, che, insieme al Colorado, durante le elezioni dello scorso novembre, ha approvato per un referendum il libero consumo di cannabis. Da anni, inoltre, i dispensari pubblici e privati dei 18 Stati che distribuiscono la droga per motivi terapeutici agiscono in una zona grigia fra il legale (dal punto di vista dello Stato) e l’illegale (da quello federale), spesso senza sapere che cosa fare con i loro guadagni.
Ora però Washington sembra voler eliminare l’incertezza e dare la possibilità a «questi esperimenti di continuare», come ha detto di recente lo stesso Barack Obama. Pur definendosi «dubbioso» sull’opportunità di legalizzare una droga, il presidente americano ha detto di voler evitare, dal punto di vista legale, una situazione «in cui una larga fetta della popolazione non rispetta la legge federale, ma solo pochi vengono puniti, in modo apparentemente arbitrario».
Di conseguenza, il ministro alla Giustizia (e amico di Obama), Eric Holder, ha annunciato la scorsa settimana: «i produttori e distributori di cannabis che operano in Stati in cui i loro affari sono legali hanno il diritto di avere accesso al sistema bancario e finanziario federale». Presto – ha affermato Holder – il governo centrale renderà note le regole per aiutarli. La sua motivazione è la sicurezza. «Non vogliamo che esistano posti dove è noto che ci siano larghe quantità di contanti – ha detto – questo mi preoccupa, dal punto di vista del mantenimento dell’ordine».
Le affermazioni di Holder, anche se non si sono ancora materializzate in nuove proposte di legge, rappresentano un grosso passo in direzione della tolleranza federale della vendita di marijuana, ancora maggiore di quello compiuto dall’Amministrazione Obama nel 2009. Allora lo stesso dipartimento alla Giustizia ordinò ai suoi procuratori distrettuali di «non utilizzare risorse per perseguire i rivenditori di marijuana che chiaramente rispettano le leggi del loro Stato». Incoraggiate da questo nuovi clima, due compagnie private a scopo di lucro, la Cannabis Science Inc. e la Medical Marijuana Inc. hanno già chiesto autorizzazione alla Federal and drug administration, l’agenzia federale preposta alla regolamentazione dei medicinali, di produrre e commercializzare su tutto il territorio federale farmaci contenenti la cannabis.