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GOVERNATORI. In ballo 37 Stati, incubo disfatta per la Casa Bianca

Loretta Bricchi Lee martedì 2 novembre 2010
L'election day odierno segnerà anche la scelta del governatore per 37 Stati americani, non solo un numero record a livello storico, ma anche una più ampia possibilità per i repubblicani di conquistare maggior controllo del Paese. Secondo alcune stime, infatti, il Gop (Grand old party) potrebbe aggiudicarsi addirittura sei nuove poltrone, tra cui quattro nei “swing State”, quelli incerti tra repubblicani e democratici. Con Iowa, tradizionalmente il primo Stato a dare il proprio sostegno a un candidato alla Casa Bianca e Michigan, Ohio e Pennsylvania, tre stati della “rust belt”, l’area industriale del Paese che è stata maggiormente colpita dalla crisi e che pertanto è molto attenta alle politiche economiche dell’Amministrazione, finirebbero sotto la guida repubblicana ben 29 Stati. Tra questi, tre dei più grandi del Paese: California, Texas e Florida – quest’ultimo da sempre uno stato chiave nelle elezioni presidenziali. Il Texas, fedele al rosso dell’elefantino, non dovrebbe rivelare sorprese; il governatore Rick Perry che si candida per un (insolito) quarto mandato ha del resto fatto forza sul sentimento anti-Washington e sul movimento conservatore del Tea Party, portandosi in notevole vantaggio sullo sfidante democratico ed ex sindaco di Houston, Bill White.Meno scontato è il risultato in Florida dove il governatore repubblicano in carica, Charles Crist, ha deciso di correre invece per il Senato, lasciando Rick Scott a difendere la poltrona contro la democratica Alex Sink. Un testa a testa non solo nei sondaggi, ma anche nell’apparente estraneità dei due candidati ai problemi dello Stato – uno dei maggiormente colpiti dalla recessione e dove la disoccupazione ha toccato quest’anno un tasso record del 12 percento.Durante l’ultimo dibattito, a una sola settimana dal voto, Scott – un ricco conservatore che ha speso di tasca propria 60 milioni di dollari nella campagna elettorale – ha infatti dato una cifra errata (7.55 dollari) al moderatore che gli chiedeva quale fosse la paga minima in Florida, dato poi di nuovo erroneamente confermato anche dalla democratica. Una campagna miliardaria non sembra garantire il successo nemmeno alla repubblicana Meg Whitman, la fondatrice e ex amministratore delegato di E-bay che, con il 39% dei favori, è 10 punti percentuali dietro allo sfidante dell’asinello Jerry Brown nonostante abbia speso 141 milioni di dollari per convincere la California di essere in grado di risollevare le sorti economiche e finanziarie dello Stato. Stato lasciato pressoché in bancarotta da Arnold Schwarzenegger, l’ex attore e culturista che non ha potuto ricandidarsi per la terza volta a causa di una legge che limita i mandati e che non può nemmeno aspirare alla presidenza in quanto nato al di fuori degli Stati Uniti.Comunque invece vadano le elezioni a New York, il governatore parlerà italiano. A sfidarsi sono infatti il superfavorito democratico Andrew Cuomo, figlio dell’ex governatore Mario che fa risalire le sue origini a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, e Carl Paladino, l’imprenditore legato ai conservatori del Tea Party che a sorpresa vinse le primarie repubblicane, la cui famiglia è emigrata da Santa Croce di Magliano vicino a Campobasso.