Iran. Scrittrice condannata a 7 anni di reclusione. Ancora avvelenamenti nelle scuole
Golrokh Ebrahimi Iraee, una scrittrice e attivista iraniana, è stata condannata a 7 anni di reclusione, di cui sei per "assembramento e collusione contro la sicurezza nazionale" e uno per "propaganda contro il sistema".
Iraee era stata arrestata a causa delle sue attività sui social media a fine settembre poco dopo le proteste anti-governative esplose in seguito alla morte di Mahsa Amini.
La scrittrice e attivista ha ricevuto anche un divieto a lasciare il Paese per due anni, le è stato confiscato il telefono cellulare e per due anni le sarà vietato iscriversi a gruppi o associazioni.
Iraee era già stata più volte imprigionata in passato, anche a causa di un libro da lei scritto ma che non ha mai ricevuto l'autorizzazione per essere pubblicato e che contesta la pratica di punizione islamica della lapidazione fino alla morte.
Nuovi casi di avvelenamento nelle scuole in Iran
Nove scuole in tutto l'Iran erano state prese di mira oggi da attacchi chimici. Secondo i video pubblicati sui social sono state attaccate le scuole femminili nelle città di Izeh, Sanandaj, Sarpol Zahab, Takestan, Urmia, Mahabad e Quds. Erfaneh Honar, Setayesh Darougheh e Setayesh Amiri sono le tre studentesse minorenni iraniane già arrestate con l'accusa di aver compiuto attacchi con il veleno nelle scuole di Shiraz. Secondo fonti bene informate dell'agenzia per i diritti umani Hrana, la scure del regime si è abbattuta nei giorni scorsi sulle tre adolescenti che attualmente sono detenute nella prigione di Adelabad senza avere accesso alle telefonate o alle visite dei loro familiari.
Arresti che si assommano ai nuovi casi di avvelenamento denunciati sempre oggi in "almeno nove scuole" in tutto il Paese, con "alcuni studenti, ricoverati, in gravi condizioni dopo questi attacchi", secondo le testimonianze degli attivisti.
Le accuse specifiche contro le tre giovani studente restano ancora sconosciute, ha precisato l'agenzia Hrana, ricordando che tra la fine di novembre 2022 e il 7 marzo 2023, almeno 290 scuole, principalmente istituti femminili, sono state prese di mira da attacchi con un gas tossico non specificato che hanno colpito almeno 7.068 studenti. Una vicenda che vede contrappore le due facce del Paese: quella conservatrice del regime a quella movimentista dei dimostranti che da mesi solcano le strade dell'Iran, dopo i tragici avvenimenti di metà settembre, quando la giovane curdo-iraniana di 22 anni Mahsa Amini perse la vita per mano della polizia morale che l'aveva arrestata perché indossava l'hijab in modo improprio. Gli attivisti affermano che dietro agli avvelenamenti ci sia il governo che punta ad intimidire gli studenti e a indebolire le proteste antigovernative, mentre le autorità da parte loro cercano di attribuirne la responsabilità proprio ai gruppi di opposizione o agli stessi studenti, per indebolirli. Una versione dei fatti quest'ultima che non convince affatto le famiglie degli studenti, che hanno manifestato in queste ore la loro rabbia contro le istituzioni a Shahinshahr nel centro del Paese. Dura e immediata è stata però la riposta della polizia che li ha dispersi a suon di gas lacrimogeni.
Bbc Persian e Iran International hanno diffuso una serie di video dove si vedono diverse persone radunate davanti a una scuola mentre urlano slogan antigovernativi come: "Non vogliamo un governo che uccide i bambini, non lo vogliamo" e che poi vengono attaccate dalle forze dell'ordine.
Non è la prima volta che il governo iraniano addita come responsabili di questi eventi proprio gli esponenti del movimento di protesta definendoli "terroristi che minano la sicurezza del Paese". A marzo erano state arrestate un centinaio di persone, colpevoli, secondo il ministero dell'Interno, di diffondere il pessimismo contro il sistema, creando paura tra il personale e gli studenti.
Nelle stesse ore la polizia iraniana ha annunciato sul suo sito web che a "a partire da oggi" saranno intraprese azioni per le violazioni effettuate nei luoghi pubblici, in auto e in altri "siti in cui a volte l'hijab viene rimosso". Gli agenti hanno annunciato di aver attuato un piano per punire le donne che violano il rigido codice di abbigliamento islamico. "In questo contesto, la tecnologia verrà usata per l'identificazione intelligente delle persone che infrangono la legge", si precisa.