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Guerra dell'informazione. Gli Usa vogliono combattere l'«influenza maligna» della Cina

Luca Miele venerdì 4 ottobre 2024

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Il nome non lascia dubbi. E l’etichetta che viene appiccicata alla Cina, la cui influenza viene definita “maligna”, richiama tutta una retorica che gli Usa non hanno mai smetto di utilizzare e che bolla come apparentato al male ciò che si oppone all’ordine mondiale a guida statunitense. La Camera dei rappresentanti Usa ha approvato una proposta di legge che consentirà di spendere 1,6 miliardi di dollari in cinque anni per promuovere la “propaganda anti-Cina”. Il "Countering the PRC Malign Influence Fund Authorisation Act of 2023" è stato approvato con 351 voti favorevoli e 36 contrari. Per completare l’iter (e diventare legge), serve ora l'approvazione del Senato e del presidente. Siamo davanti a un'ulteriore recrudescenza del confronto a distanza tra Stati Uniti e Cina, un braccio di ferro che rimbalza dalla guerra commerciale per arrivare agli "incontri sempre più ravvicinati" tra gli alleati americani e il gigante asiatico (come attestano i dossier Taiwan e quello filippino).

Come riporta il South China Morning Post, la legislazione proposta prenderà di mira qualsiasi atto del Partito comunista o del governo cinese o di entità che agiscono per loro conto finalizzato a "minare l'ordine internazionale libero e aperto", "promuovere un ordine internazionale alternativo e repressivo" o “che mina la sicurezza nazionale ed economica o la sovranità degli Stati Uniti e di altri Paesi”. Come notano gli analisti, questa legge evade il consueto perimetro della “guerra cognitiva”, sovvenzionando "media indipendenti e società civile" e altre operazioni di informazione in Paesi stranieri. Quale sarà il raggio di azione di questa contro-informazione? I messaggi anti-cinesi potrebbero coprire un'ampia gamma di questioni politiche. La definizione di "influenza maligna" nel disegno di legge è estremamente ampia e vaga. Ad esempio, i fondi del programma potrebbero supportare qualsiasi sforzo per evidenziare "l'impatto negativo" degli investimenti economici e infrastrutturali cinesi in un Paese straniero. Il caso della Belt and Road Initiative potrebbe essere esemplare.

La risposta cinese non si è fatta attendere. “Questa iniziativa di finanziamento per manipolare l'opinione pubblica per diffamare la Cina ha dimostrato ancora una volta che gli Stati Uniti sono i veri diffusori di disinformazione e creerà effetti negativi sulle relazioni internazionali e sul discorso globale. Sperperare denaro per manipolare l'opinione pubblica è un vecchio trucco degli Stati Uniti”.

Per il Global Times, voce del partito comunista cinese, siamo davanti a una vera e propria campagna di diffamazione: "In questi giorni la Repubblica Popolare Cinese celebra il suo 75° anniversario. Negli ultimi 75 anni, la Cina è cresciuta da un Paese povero e arretrato alla seconda economia mondiale, con circa un sesto della popolazione mondiale che si è lasciato alle spalle la povertà. Tuttavia, mentre la Cina continuava a crescere, l'atteggiamento degli Stati Uniti nei suoi confronti è cambiato radicalmente. Che si tratti della narrazione della "minaccia cinese" o della teoria della "sfida cinese", i politici statunitensi sono diventati sempre più preoccupati per lo sviluppo della Cina. Questa ansia si è trasformata in calunnia e tentativi di dipingere la Cina come una forza che minaccia lo sviluppo globale".