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Verso le elezioni europee. Gli scettici: basta con euro e burocrati

Luca Geronico giovedì 22 maggio 2014
«Eurocritici» o «euroscettici» o «eurocontrari», sono l’elemento nuovo e in forte crescita nei sondaggi. Tutti partono da una severa condanna delle politiche di austerità e di rigore fiscale, additando nell’euro e nell’Ue la causa della crisi. La ricetta, proclamata con diverse sfumature e toni, è un arresto del processo di integrazione privilegiando una visione confederale se non una revisione dei Trattati.Le Pen e Farage in testa nei sondaggi. Marine Le Pen, leader del Front National impegnata a dare una veste moderata nel suo movimento, nei sondaggi in Francia rasenta il 30%, poco sopra o poco sotto i neogollisti dell’Ump. Emblematico lo slogan della campagna: «No a Bruxelles. Sì alla Francia», con una concezione protezionista contrario al libero scambio. Si dice nazionalista, contraria all’«immigrazione non agli immigrati», nazionalista ma «non razzista e anti-semita». Dall’altra parte della Manica, dato attorno al 30% è l’Ukip di Nigel Farage: chiede l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue sostenendo le libertà individuali e il libero mercato. Molto vicino alla Le Pen su immigrazione e sui molti temi economici, ha rifiutato un accordo elettorale perché ritiene il Front National «razzista».Grecia e Olanda: «Via da euro e Ue» . Stimato attorno al 18% dei consensi il Partito per la libertà (Pvv) di Geert Wilders chiede l’uscita dell’Olanda da euro e Ue. Alleato con Marine Le Pen, il Fpo austriaco, il fiammingo Vlaams Belang, il partito nazionale slovacco, e i Democratici svedesi, puntano a formare un gruppo all’Europarlamento che, con l’adesione dell’Ukip sarebbe ancora più forte. Alba Dorata in Grecia, nonostante l’uso di simboli nazisti nega la matrice estremista e il razzismo, definendosi nazionalista: con il 10% nei sondaggi potrebbe essere il terzo partito greco, ma un oggetto misterioso in Europa.Italiani: no euro e nazionalisti. In Italia sono due le formazioni che propone l’uscita dall’euro e il ritorno alle moneta nazionali per rilanciare l’economia competono in questa area politica: la Lega Nord e la destra di Fratelli d’Italia che ha formalizzato l’uscita dal Ppe. La coesistenza fra i due partiti all’interno di uno stesso gruppo appare problematica. Si devono poi aggiungere a questi partiti euroscettici gli ungheresi di Jobbik e i tedeschi di AfD (Alternativa per la Germania). Difficile dare una collocazione in Europa il Movimento 5 stelle che propone un referendum anti-euro ma ha rifiutato una alleanza con la destra nazionalista. Il primo compito di Marine Le Pen, sinora nel gruppo dei non iscritti, sarà di trovare un minimo comun denominatore per formare un gruppo che abbia almeno 25 eurodeputati di 7 Stati diversi. Un dato tecnicamente alla portata di mano, anche se le differenze di sensibilità e la strenua difesa degli interessi nazionali sono indicati dagli analisti come una impresa ardua davanti a 5 anni di legislatura e gruppi europeisti molto più coesi ed esperti.