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Comunicato. Laras: solidarietà ai cristiani iracheni

venerdì 8 agosto 2014
Giuseppe Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, esprime solidarietà e vicinanza ai cristiani perseguitati e messi in fuga dalle loro case in Iraq. Lo fa con un comunicato in cui sottolinea anche il silenzio quasi assoluto dell'Occidente. Ricorda anche le sofferenze degli ebrei, sottolinea il valore della vita umana e invita a pregare Dio per la pace e perché illumini i responsabili delle nazioni e delle religioni. Il testo integrale del comunicato. "In queste ore drammatiche di sofferenza e persecuzione desidero esprimere sentimenti profondi di vicinanza e solidarietà alle Chiese Cristiane e, in particolare, ai Patriarcati orientali, assicurando loro preghiere. Il Popolo ebraico in quelle terre, in altre confinanti e nel Nord Africa, in un passato non remoto è già stato sottoposto a prove analoghe che prevedevano l’alternativa tra la morte e l’espulsione. Tutto ciò è accaduto e sta accadendo nel silenzio quasi assoluto dell’Occidente. La nostra speranza è che non si ripeta nei confronti dei cristiani d’Oriente quanto già patirono nelle scorse decadi numerose migliaia di ebrei di quelle terre, al pari di altre minoranze, e che vi sia un sussulto di coscienza nei governi occidentali, troppo spesso distratti per disinteresse e ignavia. La lezione che i perseguitati cristiani d’Oriente stanno impartendo al mondo è duplice e preziosa: una indirizzata ai loro fratelli di fede, una destinata a ogni essere umano libero. È un imperativo morale raccoglierla. Esiste un principio imprescindibile inerente al valore assoluto della vita umana e della sua tutela, che prevede la fedeltà a sé stessi e alla propria storia, la preservazione ferma della propria identità e diversità, la difesa della propria e dell’altrui dignità, che si esprime nel preferire la morte e la persecuzione all’abiura e alla conversione forzata. Questa lezione drammatica pone interrogativi inquietanti, divenuti ormai ineludibili, alle democrazie occidentali e al mondo. In particolare, ci ricorda che i fondamenti e i riferimenti simbolici, etici, politici e giuridici dell’Occidente non appaiono purtroppo condivisi nella loro evidenza e universalità. Essi, infatti, potendo essere sovvertiti e disattesi, richiedono un’educazione continua. Parimenti, occorre necessariamente riconoscere che tali principi e valori scaturiscono dall’incontro tra radici “greche” e radici “bibliche”. Negare tali “radici”, e in particolare le seconde, significa ignorare la realtà, disattendere la storia e potenzialmente esporre quanto con difficoltà conquistato attraverso i secoli e attraverso il sacrificio di milioni di vite umane a oscure insidie. Dobbiamo pregare per la pace, ricordandoci che essa è una realtà dinamica e non statica, che richiede impegno e coraggio per conseguirla. Dobbiamo chiedere a Dio di infondere un’intelligenza di cuore nei governanti e nei loro consiglieri. La pace, in particolare, non va assolutamente intesa come tacita tolleranza di soprusi o come non decisa opposizione nei confronti di chi opera in spregio dell’altrui vita, dignità e libertà. Al contrario, è un dovere religioso contrastare, con fermezza, determinazione, responsabilità e coraggio, ogni forma di tirannia e persecuzione. Si preghi il Signore perché ispiri nei responsabili delle Nazioni e delle religioni l’attuazione efficace di percorsi autentici di giustizia e sicurezza, di libertà ed equità e, quindi, di pace". Milano, 12 Av 5774 (venerdì 8 agosto 2014) Rav Prof. Giuseppe Laras Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia