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Londra. «Non ha il diritto di decidere di vivere». Un giudice lascia morire una 19enne

Angela Napoletano, Londra venerdì 15 settembre 2023

Sciopero dei giovani medici contro i tagli alla sanità

È morta a 19 anni la ragazza inglese affetta da una malattia rara a cui il tribunale britannico aveva negato l’autorizzazione a decidere di restare in vita. L’identità di S.T., queste sono le iniziali del suo nome, non può essere rivelata. I giudici che si sono occupati del caso hanno imposto un rigidissimo quanto inusuale ordine di riservatezza. È proibito fare accenno anche all’ospedale in cui la giovane è spirata. La storia di S.T. non è la prima del genere nel Regno Unito. L’anomalia del Dna mitocondriale di cui soffriva era la stessa diagnosticata a Charlie Gard, il bambino morto nel 2017, a neppure 12 mesi, dopo il “no” alle cure all’estero imposto «nel suo migliore interesse» dalla magistratura contro il volere della famiglia. L’associazione Christian Concern, che ha sostenuto S.T. nella sua battaglia, parla della giovane come di una persona che è sempre stata cosciente della gravità della propria malattia. Lucida e perfettamente in grado di parlare, aveva lei stessa organizzato la raccolta fondi con cui intendeva pagarsi le cure sperimentali in Canada a cui voleva sottoporsi. Ma per l’ospedale in cui era ricoverata da un anno era tutto inutile: «Stava morendo attivamente». Per lei era tempo solo di cure palliative che avrebbero significato anche la sospensione della dialisi.
Lo scorso 25 agosto il giudice Jennifer Roberts ha deciso che S.T. era mentalmente incapace di prendere decisioni per se stessa perché non credeva ai medici. Il mantra che la 19enne andava ripetendo, «voglio morire cercando di vivere», è in sostanza passato come un delirio. S.T. è morta martedì sera per arresto cardiaco. «Nostra figlia – ha commentato la famiglia – è morta intrappolata in un sistema governato da un paternalismo tossico».