Appelli nel mondo. 6 febbraio: la Giornata contro le mutilazioni femminili
In molte comunità tale pratica viene fortemente sostenuta sia dagli uomini che dalle donne, in quanto rappresenta formalmente il passaggio alla maturità delle ragazze e si ritiene dia loro un senso di orgoglio e di piena partecipazione adulta alla loro società. In realtà, questo rito di passaggio nell’immediato causa una ferita dolorosa ed insanabile nel corpo delle ragazze, spesso provocando altre ripetute e gravi conseguenze negli anni, con ogni gravidanza e parto, e nei fatti le rende elegibili al matrimonio ad una giovane età, creando la percezione dell’inutilità della loro educazione e della possibilità di mirare ad un futuro diverso da quello delle proprie madri.
Il problema esiste anche in Italia, dove sono "almeno 50 mila" le bambine vittime di Mgf secondo Plan, ente no profit internazionale impegnato nella tutela dell'infanzia. "Le Mgf seguono il flusso migratorio, per cui in Europa vi sono moltissimi casi e purtroppo l'Italia ne detiene il primato", spiega Plan che lancia il suo appello al governo: «Si impegni ad affrontare la sfida della riduzione ed eliminazione delle Mgf in Italia e in tutti i Paesi in cui vengono ancora praticate, mediante leggi e sanzioni rigorose per i trasgressori e l'istituzione di assistenza sanitaria gratuita per tutte le vittime che soffrono per le complicanze, favorendo, inoltre, la diffusione di informazioni sul tema insieme alla condivisione di esperienze che dimostrano l'efficacia dell'abbandono delle Mgf". Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili è "una pratica crudele e disumana", che "va proibita ovunque senza esitazioni": lo afferma, in una lettera aperta in occasione della Giornata mondiale contro le Mgf, la deputata del Pd Giovanna Martelli, consigliera del premier Matteo Renzi in materia di Pari opportunità.