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Colloqui di pace. Ginevra, il primo giro finisce senza risultati

Luca Geronico sabato 1 febbraio 2014
Arrivederci al 10 febbraio, ad Assad piacendo. Il rompete le righe di Gi­nevra 2 sancisce il sostanziale nul­la di fatto nei colloqui, con Lakhdar Brahi­mi che riconvoca la delegazione di Da­masco e quella della Coalizione naziona­le (Cns) il 10 febbraio «sulla base di un’a­genda comune». Il mediatore Onu am­mette «ampie» divergenze tra le parti, ma nelle discussioni è emersa una «piccola dose di base comune» su cui si può co­struire.Immediata disponibilità a un secondo round da parte dell’opposizione che ri­marcava: ormai è stato chiarito che non si potrà più eludere il nodo della transi­zione politica. E poi, come arrivederci, l’affondo del leader del Cns Ahmad Jarba: è stato il regime che «ha importato il ter­rorismo e ha scatenato la guerra confes­sionale ». Accuse al regime pure di Paesi a­mici della Siria – tra cui l’Italia – che in un duro comunicato addossano a Damasco tutta la responsabilità del fallimento di questa prima tornata negoziale. «Nessun risultato concreto» da questa prima ses­sione, sbottava il ministro degli Esteri si­riano Walid Muallem, che prima di con­fermare la presenza al secondo round di Ginevra 2 premetteva di doversi consul­tare con il governo e il presidente Assad: «Se vediamo che è necessario, allora tor­neremo».Non meno polemico poi il congedo con la controparte: le opposizioni in esilio «non appaiono essere composte da siria­ni » e non «sono partner per costruire la Si­ria del futuro» perché «completamente sconnessi con quello che succede in Siria». E poi l’accusa all’opposizione in patria di impedire con le sue milizie l’accesso de­gli aiuti umanitari nella città di Homs. Nessuna illusione, dunque, sui toni alla ripresa dei colloqui, mentre il segretario di Stato Usa Kerry incalzava nuovamen­te Damasco: il regime deve «soddisfare gli obblighi» sullo smantellamento delle ar­mi chimiche. «Voglio ricordare a Bashar al Assad che se non saranno rispettati i ter­mini dell’accordo, le violazioni verranno riferite al Consiglio di sicurezza», ha am­monito prima di incontrare a Berlino il cancelliere Merkel. Ancora una volta nel ruolo di mediatore pro-Assad la Russia che riteneva invece «ragionevole» lo smal­timento dell’arsenale chimico entro giu­gno. Un nuovo probabile motivo di ten­sione nelle prossime settimane. Ora i colloqui di Brahimi continuano a Monaco di Baviera, dove il mediatore O­nu incontrerà il segretario generale Onu Ban Ki-moon e il ministro degli Esteri di Russia e Usa, Kerry e Lavrov. Intanto l’Osservatorio siriano per i diritti umani calcolava che dal 22 gennaio, ini­zio dei negoziati di Ginevra 2, la guerra ci­vile ha fatto almeno 1900 vittime, di cui 500 civili. Le ultime 16 ieri (tra cui 6 bam­bini) a causa di barili-bomba lanciati da elicotteri governativi su Aleppo. Nuovi scontri si sono registrati pure tra l’eserci­to libanese e milizie non identificate lun­go il confine.