Arrivederci al 10 febbraio, ad Assad piacendo. Il rompete le righe di Ginevra 2 sancisce il sostanziale nulla di fatto nei colloqui, con Lakhdar Brahimi che riconvoca la delegazione di Damasco e quella della Coalizione nazionale (Cns) il 10 febbraio «sulla base di un’agenda comune». Il mediatore Onu ammette «ampie» divergenze tra le parti, ma nelle discussioni è emersa una «piccola dose di base comune» su cui si può costruire.Immediata disponibilità a un secondo round da parte dell’opposizione che rimarcava: ormai è stato chiarito che non si potrà più eludere il nodo della transizione politica. E poi, come arrivederci, l’affondo del leader del Cns Ahmad Jarba: è stato il regime che «ha importato il terrorismo e ha scatenato la guerra confessionale ». Accuse al regime pure di Paesi amici della Siria – tra cui l’Italia – che in un duro comunicato addossano a Damasco tutta la responsabilità del fallimento di questa prima tornata negoziale. «Nessun risultato concreto» da questa prima sessione, sbottava il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem, che prima di confermare la presenza al secondo round di Ginevra 2 premetteva di doversi consultare con il governo e il presidente Assad: «Se vediamo che è necessario, allora torneremo».Non meno polemico poi il congedo con la controparte: le opposizioni in esilio «non appaiono essere composte da siriani » e non «sono partner per costruire la Siria del futuro» perché «completamente sconnessi con quello che succede in Siria». E poi l’accusa all’opposizione in patria di impedire con le sue milizie l’accesso degli aiuti umanitari nella città di Homs. Nessuna illusione, dunque, sui toni alla ripresa dei colloqui, mentre il segretario di Stato Usa Kerry incalzava nuovamente Damasco: il regime deve «soddisfare gli obblighi» sullo smantellamento delle armi chimiche. «Voglio ricordare a Bashar al Assad che se non saranno rispettati i termini dell’accordo, le violazioni verranno riferite al Consiglio di sicurezza», ha ammonito prima di incontrare a Berlino il cancelliere Merkel. Ancora una volta nel ruolo di mediatore pro-Assad la Russia che riteneva invece «ragionevole» lo smaltimento dell’arsenale chimico entro giugno. Un nuovo probabile motivo di tensione nelle prossime settimane. Ora i colloqui di Brahimi continuano a Monaco di Baviera, dove il mediatore Onu incontrerà il segretario generale Onu Ban Ki-moon e il ministro degli Esteri di Russia e Usa, Kerry e Lavrov. Intanto l’Osservatorio siriano per i diritti umani calcolava che dal 22 gennaio, inizio dei negoziati di Ginevra 2, la guerra civile ha fatto almeno 1900 vittime, di cui 500 civili. Le ultime 16 ieri (tra cui 6 bambini) a causa di barili-bomba lanciati da elicotteri governativi su Aleppo. Nuovi scontri si sono registrati pure tra l’esercito libanese e milizie non identificate lungo il confine.