Nel giro di poche ore si sono dimesse le due donne ministro nominate dal premier Shinzo Abe nell'ambito del suo
programma di rafforzare la presenza delle donne ai vertici del potere
in Giappone.
Yuko Obuchi, ministro del Commercio e dell'Industria,
figlia dell'ex premier Keizo Ocuchi e considerata a sua volta una
possibile futura candidata premier, si è dimessa a seguito di accuse
di malagestione di fondi e donazioni provenienti da associazioni politiche
che la sostengono.
Poche ore dopo si è dimessa anche
Midori Matsushima, ministro della
Giustizia, accusata dall'opposizione di aver violato la legge
elettorale. Abe si è scusato per il comportamento delle ministre che
aveva nominato appena il 3 settembre scorso nell'ambito di un rimpasto
del suo governo con l'ingresso di cinque donne, affermando che
nominerà nuovi ministri entro 24 ore.
In una conferenza stampa in cui ha annunciato le dimissioni, Obuchi
non si è comunque dichiarata colpevole delle accuse che le vengono
rivolte, di aver usato impropriamente 24,6 milioni di yen (circa
246mila dollari) di fondi, ma ha detto di lasciare perché "non
possiamo permettere che la politica economica ed energetica ristagni
per colpa dei miei problemi".
Obuchi, che ha 40 anni, ha sottolineato di "considerare
seriamente l'impatto che ho provocato" e si è scusata per non
essere in grado di contribuire a raggiungere gli obiettivi fissati da
Abe, compresa la ripresa economica e la progressione verso una
"società in cui le donne brillino". Ed ha riconosciuto che rimangono
"molti sospetti" riguardo all'uso dei fondi.
È stato poi lo stesso Abe ad annunciare le dimissioni di Matsushima,
che ha 58 anni. Venerdì scorso il Partito Democratico aveva presentato
una denuncia contro di lei accusandola di aver distribuito dei
ventagli di carta con la sua immagine e il suoi programma politico
durante un festival nel suo distretto elettorale. Sostenendo che
questa è una violazione della legge elettorale ed un abuso dei fondi
politici, l'opposizione aveva chiesto le sue dimissioni.
Ma i problemi di Abe con i due nuovi ministri nominate il mese scorso
potrebbero non fermarsi qui: stanno infatti provocando polemiche le
foto che mostrano Eriko Yamatani, ministro per gli Affari dei rapiti
in Corea del Nord, ad un raduno di un gruppo di ultranazionalisti
accusati di aizzare l'odio contro la comunità coreana in Giappone.