Pena di morte. Sant’Egidio al Giappone: "Appello per una Moratoria Olimpica 2020"
Alla vigilia dell’arrivo di papa Francesco in Giappone, la Comunità di Sant’Egidio, con la partecipazione dei vertici dell’All-Party Parliamentary Group to consider the Future of the Death Penalty in Japan e della Jfba, l’Associazione nazionale degli avvocati del Giappone e di diversi rappresentanti del buddismo giapponese e personalità, ha promosso il Simposio internazionale "No Justice Without Life" nella Sala Congressi internazionali della Dieta nipponica, il Parlamento del Giappone. L’iniziativa fa parte della preparazione e del sostegno al viaggio pontificio, che mette al centro la difesa della vita e della dignità umana in ogni circostanza.
Nella relazione di apertura, cui sono seguiti gli interventi di deputati di sei partiti giapponesi, tra cui Takeo Kawamura, del partito di maggioranza con ruolo dì responsabilità nel gabinetto Abe, e Shinji Oguma, segretario generale del gruppo interparlamentare sulla pena capitale, Mario Marazziti, coordinatore della campagna mondiale contro la pena di morte della Comunità di Sant'Egidio, dopo la proiezione di un video di papa Francesco contenente l’invito ad abolire la pena capitale, “sempre lesiva della dignità umana, anche nel caso della vita del colpevole” come pure ogni pena senza possibilità di riabilitazione, irreversibile e irreparabile, ha lanciato un "Appello per una Moratoria Olimpica 2020" delle esecuzioni capitali. L’appello è stato fatto proprio e rilanciato da esponenti dei diversi partiti di maggioranza e opposizione presenti, in vista di una riflessione più profonda sul sistema giudiziario giapponese - tuttora legato al fenomeno eccessivo di confessioni rilasciate sotto forse pressione, in un fermo di polizia e interrogatori che possono protrarsi quasi un mese, con enorme possibilità di false confessioni emerse anche in clamorosi casi giudiziari - , verso la totale abolizione della pena capitale in Giappone. L’appello è condiviso dall’Associazione nazionale degli avvocati giapponesi.
In Giappone - ha ricordato Marazziti - c’è un condannato a morte ogni milione di abitanti, 125. La soppressione della loro vita invece della detenzione non può incidere in niente nella sicurezza del Giappone, mentre la decisione di fermare la pena di morte è il modo di difendere alla radice ogni sistema giudiziario e la sua reputazione, la reputazione del Giappone nel mondo, perché non esiste nessun sistema giudiziario perfetto al mondo, perché imperfetto è l’essere umano. E anche un solo errore capitale incrina la fiducia dei cittadini nella giustizia”.
Erano presenti testimoni in sala e hanno dato la loro testimonianza di due casi di errori giudiziari capitali, il Fukuoka “incident” e quello di Iwao Hakamada, che ha speso 48 anni di vita nel braccio della morte, liberato nel 2014, ancora sotto processo. “Il Giappone può unirsi al resto del mondo in questa svolta della storia - ha aggiunto Marazziti raccogliendo le parole di papa Francesco e il nuovo testo del Catechismo, che definisce la pena capitale sempre “inammissibile”-. nel 1975 erano meno di 20 i paesi del mondo che avevano abolito dopo millenni la pena capitale, come la schiavitu’ e la tortura, mentre lo scorso anno solo 23 paesi al mondo hanno usato la pena di morte, su 200. L’Unione Europea è un continente “death penalty free” non perché ”soft in crime” ma perché ha imparato dai suoi errori. Perché è il più esperto di morte, dopo le guerre di religione, la Guerra dei 100 anni, due guerre mondiali, la Shoah. Per questo ha detto: ”basta morte!”. E’ la proposta in amicizia e il sogno che offriamo al Giappone, terra della bellezza, del rispetto della natura, dell’armonia, della condanna della guerra atomica, perché sia terra della vita, senza eccezioni”.
Al Simposio ha partecipato la sorella di Iwao Hakamata e, nella parte iniziale, anche il condannato a morte che e’ stato quasi mezzo secolo nel braccio della morte. La famiglia Hakamata parteciperà alla messa del Papà il 25 novembre a Tokyo, al Tokyo Dome. La stampa presente, internazionale e giapponese, ha espresso in maniera esplicita, come molti dei deputati intervenuti, una grande aspettativa verso il viaggio di Papa Francesco in Giappone e specificamente sul tema di un possibile incontro con la famiglia Hakamata e la riflessione sulla vita e sul rifiuto della morte e della pena di morte.