Si sono consegnati alla polizia giamaicana, dopo aver visto il loro nome nella lista pubblicata dai media, almeno 11 dei 23 sospetti criminali ricercati nella caccia all'uomo lanciata a Kingston in seguito agli scontri dei giorni scorsi per impedire la cattura e l'estradizione negli Usa di Christopher Dudus Coke. Nella serata di martedì scorso gli agenti avevano reso nota una lista di nomi di ricercati e avevano lanciato un appello perchè i sospettati si consegnassero spontaneamente.«La violenza che ha scosso la capitale lo scorso fine settimana è la conseguenza di una combinazione di fattori legati ai problemi economici, droga, corruzione». È il commento di monsignor Donald James Reece, arcivescovo di Kingston in Giamaica, che in una lettera indirizzata agli operatori della Chiesa e riportata dall'
Osservatore Romano si dice «preoccupato per la situazione in cui versa il Paese. Noi giamaicani stiamo raccogliendo ciò che abbiamo seminato».Nei tafferugli tra soldati e dimostranti, scoppiati in seguito alla decisione del primo ministro, Bruce Golding, di estradare negli Stati Uniti, Christopher Dudus Coke accusato di spaccio di stupefacenti e contrabbando di armi, sono morte 44 persone, mentre 500 sono state arrestate. «I boss come Coke - ha spiegato il vicario generale dell'arcidiocesi di Kingston, monsignor Kenneth Richards - hanno iniziato negli anni Sessanta come sostenitori dei partiti politici, ma gradualmente hanno ottenuto dalle attività illecite una propria indipendenza. Negli ultimi due decenni, le isole dei Caraibi sono diventate delle vere e proprie centrali di smistamento per lo spaccio di droga dal Sud America verso gli Stati Uniti. Quello che è successo nei giorni scorsi a Tivoli Gardens - ha sottolineato monsignor Richards - ce lo aspettavamo da tempo. Non è, purtroppo, una novità».Nella lettera indirizzata agli operatori della Chiesa, l'arcivescovo di Kingston ha scritto: «L'anarchia è una vera e propria minaccia per tutti noi». E ha definito queste ultime violenze «il risultato di decenni di lassismo e di mancanza di integrità e di responsabilità da parte di tutti, ma soprattutto dei politici dei due principali schieramenti che hanno corteggiato e coltivato relazioni per anni con boss e intere bande per garantirsi il loro voto».«I cittadini scesi in strada a difendere Coke, tra cui centinaia di donne che hanno organizzato una manifestazione - ha concluso monsignor Richards, citato sempre dall'
Osservatore Romano - vedono quest'uomo come un loro benefattore, lo hanno perfino equiparato a Gesù. La polizia sta cercando di arginare l'escalation delle bande criminali, ma questi sforzi non avranno successo a meno che il Governo fornisca i servizi sociali alla gente che chiede, invece, protezione e aiuto ai criminali».