Georgia. La ministra degli Esteri: «L'influenza russa? Di più in altri Paesi Ue»
Il ministro degli Esteri georgiano Maka Bochorishvili
Un governo che lavora per aumentare gli standard democratici, dove la vocazione europea è rimasta invariata e le accuse di essere filorussi sono rispedite al mittente. Maka Bochorishvili, ministra degli Esteri, parlando con Avvenire ha descritto una Georgia che è l’esatto contrario di quella raccontata dalla piazza.
Ministra Bochorishvili, lasciamo stare il risultato delle elezioni, che la piazza contesta. Ma vogliamo dire qualcosa sulle violenze perpetrate dalla polizia?
Non è sicuramente piacevole vedere scene di violenza. Ma la polizia ha il dovere di mantenere l’ordine pubblico e quando si parla di proteste c’è chi protesta pacificamente e chi eccede i limiti della protesta pacifica. C’è chi ha usato fuochi d’artificio e molotov contro la polizia. Abbiamo 200 poliziotti in ospedale e 50 di questi sono sotto i ferri. La situazione va vista dai due lati.
Sicuramente, infatti cosa dice di quelli che hanno picchiato a sangue i manifestanti?
Abbiamo visto immagini molto brutte di poliziotti che non si stavano comportando bene con i manifestanti. Su questo il messaggio è chiaro.
Quindi verranno perseguiti?
Se ci sono evidenze di un uso smisurato della forza sì. Ci saranno indagini. La legge è molto chiara su questo. Per noi è molto importante avere stabilità nel Paese. Queste proteste stanno diventando qualcosa di regolare. Sono avvenute spesso anche in passato. Ogni volta per un motivo diverso. Scendono in piazza in migliaia ma non sono la maggior parte del Paese. Il 53% dei consensi non è un dato da poco. Ci sono governi in Europa che non hanno questo consenso.
In questi giorni abbiamo avuto occasione di parlare con diversi manifestanti georgiani. Medici, studenti, avvocati. Sono tutti preoccupati per la tenuta dello stato di Diritto. Sono tutti nel torto?
Non posso sapere chi abbia questa percezione ma la Georgia ha una storia molto complicata e non facile. Negli ultimi 12 anni, con Sogno Georgiano, ci sono stati miglioramenti secondo molti indicatori internazionali. La fiducia pubblica è migliorata. La magistratura è considerata una delle più indipendenti. I georgiani che si appellano alla Corte di Strasburgo per i diritti umani sono dieci volte meno rispetto a dieci anni fa. Stiamo lavorando per rendere la nazione sempre più democratica.
Anche la legge che proibisce la propaganda Lgbt+ è fatta per rendere il Paese più democratico?
Se va là fuori e chiede ai georgiani, le diranno che sono d’accordo. Il nostro è un Paese molto conservatore.
L’ingresso nella Ue era al primo punto del vostro programma; eppure, avete postposto l’inizio dei negoziati al 2028. Cosa è successo?
Il processo di adesione europea è a due strade. Noi ci stiamo preparando e la porta rimane aperta, ma ci sono decisioni che deve prendere Bruxelles. Per la Moldova e l’Ucraina le hanno già prese lo scorso anno. Dire che siamo noi che postponiamo non è esattamente corretto ed è un argomento molto polarizzante nella società.
Insomma, non state preferendo la Russia all’Europa…
Questa è la cosa più sarcastica che si possa dire a un georgiano. Abbiamo lottato tutta la vita per la nostra indipendenza dalla Russia, abbiamo due regioni occupate. Il 95% dei georgiani è saldamente antirusso. Non ci avrebbero votato, se ci avessero percepito vicini a Mosca.
Come gestite il “soft power” che Mosca esercita nel Paese?
La società georgiana è resiliente. Un canale televisivo filorusso ha chiuso. Ci sono Paesi in Ue dove l’influenza di Mosca è molto più forte.