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Medio Oriente. Gaza Nord è sotto assedio: le bombe fermano le vaccinazioni anti-polio

Anna Maria Brogi mercoledì 23 ottobre 2024

Fuga di civili dal Nord della Striscia a tre settimane dall'inizio dell'operazione militare sul campo profughi di Jabalia

Provare a vaccinare un bambino che scappa. Dalle bombe. È la missione impossibile delle squadre di sanitari e volontari che, coordinate dall'Organizzazione mondiale della sanità, sono impegnate a somministrare la seconda (e ultima) dose del vaccino anti-poliomielite nella Striscia di Gaza. Stamani la campagna è stata sospesa a causa di «intensi bombardamenti». Per la somministrazione delle prime gocce, a settembre, erano state concordate con l'esercito israeliano «micro pause umanitarie»: sprazzi di cielo e terra «sicuri» limitati alle singole aree di vaccinazione. Le équipe sono disposte capillarmente sul territorio - soprattutto nella zona di sicurezza umanitaria fra Deir al-Balah, Khan Yunis e al-Mawasi nella Striscia centrale - per limitare i rischi legati agli spostamenti della popolazione. Ora l'Oms denuncia «intensi bombardamenti, evacuazioni di massa e mancanza di accesso alla zona Nord» come i motivi che «hanno costretto a rimandare la campagna». In questa fase finale si sarebbero dovuti vaccinare 120mila bambini al Nord. Si è invece conclusa regolarmente la somministrazione della seconda dose nel Centro e nel Sud dell'enclave, dov'è rifugiata la stragrande maggioranza della popolazione.

Nel Nord sotto assedio da settimane «mancano i sudari»

Ed è proprio il settore più a nord della Striscia - dei tre in cui è stata divisa l'enclave dall'esercito israeliano per controllare meglio gli spostamenti - quello più martellato dai bombardamenti delle ultime tre settimane. Di fatto sotto assedio, non vi entrano aiuti umanitari dal 1° ottobre. Le poche testimonianze che ne escono descrivono civili alla fame, odore di cadaveri, condizioni igienico-sanitarie spaventose. Nell'area si troverebbero ancora circa 300mila persone.

I raid proseguono intensi sul vasto campo profughi di Jabalia, circondato da 17 giorni durante i quali si sono registrate decine di morti e feriti. Stamani ci sarebbero altri 16 morti. Fonti mediche parlano di due uccisi a Beit Lahiya e 12 a Gaza City. La protezione civile denuncia l'impossibilità di soccorrere i feriti e di estrarre i corpi da sotto le macerie perché i bombardamenti non si fermano. Stando al ministero della Sanità controllato da Hamas, sarebbero 650 i morti nelle ultime tre settimane.

Negli ospedali ancora aperti, perché i medici hanno rifiutato di eseguire l'ordine di evacuazione, mancano sacche di sangue e sudari per i cadaveri. «Ci appelliamo al mondo, che non è riuscito a dare protezione e riparo alla nostra gente ed è stato incapace di fornire cibo e medicinali, affinché mandi sudari per i nostri caduti» scrive il ministero. «Oggi non siamo stati in grado di lanciare la campagna per vaccinare 120mila bambini a Gaza City e in tutto il Nord per l'assedio israeliano. Abbiamo dovuto rimandare», aggiunge. L'Oms conferma.

Per Israele l'obiettivo dell'operazione al Nord è impedire che i rimanenti miliziani di Hamas si uniscano ai battaglioni sopravvissuti nel resto dell'enclave. L'area settentrionale, che comprende Gaza City, era stata la prima ad essere invasa e fatta evacuare all'indomani del 7 ottobre 2023. Oltre un anno di guerra non è bastato a impedire che nasconda ancora miliziani e armi di Hamas.

Sul futuro del Nord di Gaza «Netanyahu elusivo con Blinken»

Citando un funzionario statunitense, il Times of Israel scrive che il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbero eluso ieri la richiesta del Segretario di stato americano Antony Blinken di chiarire pubblicamente che Israele non sta cercando di assediare la parte settentrionale di Gaza. Nelle due ore e mezzo di colloquio a Gerusalemme, Netanyahu e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer avrebbero assicurato a Blinken che Israele non sta attuando il cosiddetto Piano generale volto a isolare la parte settentrionale di Gaza. Ma quando il capo della diplomazia Usa ha chiesto una dichiarazione pubblica non avrebbe ottenuto risposta. È noto che l'estrema destra, e diversi esponenti del governo, vorrebbero riportarci i coloni. Sono già stati presentati progetti e piani, senza l'avallo esplicito del premier.

Al suo 11esimo tour mediorientale in un anno di guerra, Blinken oggi è in Arabia Saudita. Prima di lasciare Tel Aviv, ha esortato Israele a cogliere l'«incredibile opportunità» di normalizzare le relazioni con Riad. Quanto all'annunciato attacco all'Iran, ha dichiarato che «è molto importante che Israele risposta (ai missili di Teheran del 1° ottobre) in modo tale da non creare una maggiore escalation». Venerdì Blinken sarà a Londra per incontrare i ministri degli Esteri dei Paesi arabi.

Libano sotto i raid. Colpito un quartiere residenziale di Tiro

In Libano si allarga il raggio d'azione dell'esercito israeliano. Un avviso di evacuazione urgente è stato diramato ai residenti di un quartiere di Tiro, città portuale patrimonio dell'Unesco:«Dovete immediatamente allontanarvi dall'area segnata in rosso e dirigervi a nord verso il fiume Awali. Chiunque si trovi vicino a personale, strutture e armi di Hezbollah mette in pericolo la propria vita!». Le squadre della protezione civile hanno chiuso i punti di accesso alla città, che conta una popolazione di oltre 40mila abitanti. Tre ore dopo, sono cominciati i bombardamenti. Enormi nubi di fumo denso si sono levate sopra edifici residenziali.

Raid anche sul Sud del Libano, sui villaggi di Serifa, al-Bergalia, Peron, Salaa e Afalia.

Decine di migliaia di persone sono fuggite da Tiro nelle ultime settimane. Secondo il governo libanese, gli sfollati nel Paese sono circa 1,2 milioni su una popolazione di 5,7.

Dopo le denunce israeliane su centinaia di milioni di dollari di Hezbollah, in contanti e in oro, conservati in un bunker sotto un ospedale di Beirut, il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha detto che Washington «al momento» non ha prove dell’esistenza della stanza blindata.