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Medioriente. Gaza, pressing per una tregua. Scontri e vittime in Cisgiordania

Paolo M. Alfieri martedì 18 maggio 2021

Palazzi distrutti dai raid israeliani a Gaza

Da un lato l’apertura di uno spiraglio per un cessate il fuoco da giovedì, dall’altro il martellamento continuo su Gaza che «ha riportato indietro Hamas», secondo il premier israeliano Benjamin Netanyahu, «di molti anni». «Hanno ricevuto colpi che non si attendevano – ha sottolineato ieri il capo del governo –. I nemici attorno a noi ne traggano le conclusioni». Netanyahu ha confermato che le operazioni andranno «avanti quanto necessario per riportare la calma ai cittadini di Israele». Di fatto, però, i negoziati per una tregua vanno avanti. Oggi al-Arabiya riferiva del probabile arrivo in Israele di una delegazione dei servizi segreti dell’Egitto, Paese in prima fila nei tentativi di mediazione di un cessate il fuoco con le fazioni palestinesi a Gaza. Se l’esercito israeliano sostiene di essere «concentrato sugli spari», una cessazione delle ostilità è stata chiesta anche dal presidente Usa Joe Biden, pressato in patria dall’ala liberal dei democratici.

Biden non ha chiesto la fine immediata dei combattimenti, ma una tregua: ha sostanzialmente detto al premier Netanyahu, con cui ha parlato lunedì sera, che il tempo per l’operazione a Gaza, dove i morti sono saliti a 213, sta per scadere. Gli israeliani sembrano intenzionati ad andare avanti ancora almeno fino a giovedì e hanno fatto sapere di aver distrutto altri 15 chilometri di tunnel sotterranei, oltre ad aver già eliminato «150 terroristi» e bombardato altri 120 obiettivi. Una fonte diplomatica ha riferito ieri che i negoziati egiziani «sono vicini» a un risultato per il cessate il fuoco. Giovedì verrà convocata l’Assemblea generale dell’Onu, mentre il Consiglio di sicurezza è tornato a riunirsi d’urgenza a porte chiuse.

Nel frattempo le forze israeliane hanno colpito anche le case di 12 comandanti di Hamas nelle ultime 24 ore. Secondo l’esercito, i comandanti di Hamas usavano le loro abitazioni come centri di comando e per lanciare le operazioni contro Israele. Nonostante queste perdite, Hamas, stando alle forze israeliane, ha ancora la capacità di sparare razzi su Tel Aviv. Il nostro obiettivo, ha detto l’esercito, è di «fermare i razzi», di ridurre le capacità di Hamas di colpire i civili israeliani. Sul fronte diplomatico da registrare la videoconferenza straordinaria dei ministri degli Esteri dell’Ue. «La priorità» in Israele e Palestina è «l’immediata cessazione delle violenze e l’attuazione di un cessate il fuoco», ha sottolineato l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, una posizione sostenuta da 26 Stati su 27, con l’Ungheria che non concorda con «il senso generale della discussione». «Condanniamo il lancio indiscriminato di razzi dalla Striscia di Gaza: è inaccettabile e deve cessare, come è inaccettabile che si metta in discussione il diritto di Israele a esistere – ha sottolineato il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio –. Riconosciamo il diritto legittimo di Israele di proteggere la propria popolazione, ma la risposta militare israeliana deve essere proporzionata e volta a prevenire ulteriori vittime civili».

Intanto in Cisgiordania, di fronte ai raid israeliani i palestinesi, divisi nelle due fazioni di Fatah e Hamas, si ricompattano e protestano. Nella giornata dello sciopero generale un centinaio di palestinesi sono rimasti feriti e tre sono morti negli scontri con soldati israeliani. Altri tre manifestanti sono stati arrestati durante le proteste alla Porta di Damasco a Gerusalemme, alle quali la polizia ha risposto con granate assordanti e cannoni ad acqua. Scontri ci sono stati anche a Betlemmme, dove almeno sette palestinesi sono stati feriti, e a un checkpoint a Ramallah. Qui un manifestante palestinese è rimasto ucciso negli scontri e altri 40 sono rimasti feriti. Ancora oggi due lavoratori stranieri sono stati uccisi in Israele da razzi lanciati da Gaza nei pressi del confine con la Striscia. Nell’attacco sei persone sono rimaste ferite. La polizia israeliana, infine, ha trasferito Marwan Barghouti nel carcere di Ayalon e lo ha posto in isolamento dopo che aveva diffuso un messaggio a sostegno dei palestinesi di Gaza contro Israele. Barghouti, 62 anni, è il primo membro del Comitato centrale di al-Fatah e deputato a essere arrestato e condannato dalle forze israeliane.