Gaza. L'Oms: «Mille bambini e donne saranno curati nella Ue». Raid su Beirut
Donne e bambini palestinesi in una casa in macerie a Khan Yunis, nella cosiddetta zona umanitaria di sicurezza nel centro della Striscia di Gaza
Potranno uscire da Gaza «nei prossimi mesi». Ed è considerato già un fatto straordinario. Un migliaio tra donne e bambini urgentemente bisognosi di cure mediche saranno evacuati in Paesi dell'Unione Europea. L'ha annunciato il capo della filiale europea dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Hans Kluge, sostenendo che Israele ha dato il permesso. Sull'accordo, e sulle modalità e i tempi del trasferimento, non sono stati rilasciati dettagli.
Raid sul Nord di Gaza, «oltre cento tra morti e feriti»
Sulla Striscia proseguono i bombardamenti, in particolare sul settore nord che è sotto tiro da 17 giorni. Il raid di sabato sera su un complesso residenziale a Beit Lahiya avrebbe ucciso almeno 87 persone ferendone altre 40. Per l'esercito israeliano «il numero delle vittime è esagerato e non corrisponde alle informazioni dal terreno».
Stamani l'artiglieria ha bombardato alcune abitazioni nell'area di Saftawi, a nord-ovest di Gaza City, vicino alla moschea di al-Tawbah, uccidendo due persone. A ovest del campo profughi di Jabalia, pesantemente bombardato nei giorni scorsi, sono stati fatti saltare in aria diversi edifici residenziali. Nella stessa area è stato ucciso da un ordigno un comandate israeliano: si tratta dell'ufficiale di più alto grado morto in un anno di guerra.
I bombardieri hanno colpito anche il campo profughi di Shati e diverse aree a nord-ovest del campo di Nuseirat, sempre nel Nord dell'enclave.
Il coordinatore dell'Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, denuncia «scene orribili dalla Striscia settentrionale, tra incessanti attacchi israeliani e una crisi umanitaria in continuo peggioramento». E ribadisce che a Gaza nessun luogo è sicuro per i civili.
In Libano bombardata la banca di Hezbollah. Incendi a Beirut
Sul fronte libanese, attacchi notturni su Beirut e sul Libano meridionale hanno colpito decine di edifici collegati a un'organizzazione che finanzia i miliziani di Hezbollah. Considerata una specie di banca, al-Qard al-Hassan Association deterrebbe nelle sue filiali centinaia di migliaia di dollari, compresi fondi direttamente associati ad attività terroristiche del braccio militare del gruppo. I fondi, secondo una ricostruzione del Times of Israel, verrebbero utilizzati per l'acquisto di armi e per il pagamento e la distribuzione degli stipendi agli agenti dell'ala militare di Hezbollah. I bombardamenti sono stati preceduti da messaggi che ordinavano l'evacuazione dei civili. Almeno 15 gli edifici colpiti. Su Beirut sono testimoniati vasti incendi.
Il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha dichiarato che gli attacchi notturni al Libano sono stati «su vasta scala» e «hanno preso di mira l'infrastruttura finanziaria di Hezbollah». Su X il ministro afferma che «Beirut è in fiamme», aggiungendo: «Continueremo a colpire anche il proxy iraniano, finché non crollerà».
Cisgiordania, irruzioni dell'esercito. Tajani in Israele e in Palestina
Sempre nella notte, le forze israeliane hanno preso d'assalto diverse città e villaggi nella Cisgiordania occupata. Secondo al Jazeera, i soldati hanno fatto irruzione a Beitunia, Beit Fajjar, Hebron e Nablus.
Stamani è atterrato a Tel Aviv il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Ha avuto colloqui con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e con il ministro Katz, che lo hanno rassicurato sulle modalità operative dei militari israeliani nei confronti della missione Unifil. Tajani si è spostato poi a Ramallah, in Cisgiordania, per incontrare il primo ministro palestinese Mustafa. Il capo della Farnesina ha ribadito l'impegno dell'Italia per la pace, chiesto un immediato cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Alle istituzioni israeliane ha chiesto anche di facilitare un maggiore afflusso di beni alimentari e sanitari a Gaza. A tutti ha ribadito il sostegno italiano alla soluzione dei due Stati.
Israele: l'attacco all'Iran «sarà approvato all'ultimo minuto»
Nella riunione del gabinetto di sicurezza israeliano, durata sei ore nella notte tra domenica e lunedì, è stato nuovamente affrontato il tema dell'attacco all'Iran. Ma non è stata presa alcuna decisione. Secondo indiscrezioni, ci sarebbe sostanziale accordo per cui l'attacco non verrà messo ai voti in una riunione formale ma sarà approvato anche via telefono all'ultimo momento, come già avvenuto per gli attacchi contro gli Houthi in Yemen e per l'uccisione in Libano dello storico leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah.
Stando ai media israeliani, nel gabinetto di sicurezza alcuni ministri avrebbero contestato la «risposta debole» dell'esercito al drone che sabato ha colpito un edificio a Cesarea. Finora non è stato detto ufficialmente se quella attaccata era effettivamente la villa privata di Netanyahu. Si è saputo solo che l'abitazione era vuota e che il premier e la moglie non si trovavano a Cesarea. La residenza ufficiale del premier è infatti a Gerusalemme.
Se l’Iran reagisse all’attacco israeliano, come minaccia, i suoi missili dovrebbero fare i conti non solo con lo scudo israeliano ma anche con la batteria di difesa Thaad recentemente inviata dagli Stati Uniti. Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, informa che «è in posizione» e assicura che è possibile «metterlo in funzione molto rapidamente».
Nuovo tour di Blinken: incontra Netanyahu e i leader arabi
A Gerusalemme il segretario di Stato americano Antony Blinken vedrà Netanyahu martedì. Nel suo ennesimo tour mediorientale, Blinken farà tappa in diverse capitali per discutere della necessità di una soluzione diplomatica e di piani per il dopoguerra a Gaza.
A Beirut il consigliere della Casa Bianca per il Medio Oriente, Amos Hochstein, ha incontrato il presidente del Parlamento, Nabih Berri, e il primo ministro Nagib Mikati. E ha annunciato che è in arrivo una proposta americana per porre fine al conflitto.
Il sito Axios scrive che Israele ha consegnato agli Usa un documento per la soluzione alla guerra con Hezbollah ma che le condizioni poste la rendono difficilmente praticabile. Tel Aviv chiederebbe, tra l’altro, che la sua aeronautica militare possa operare nello spazio aereo libanese e che il suo esercito possa avere una «forza attiva» per assicurarsi che Hezbollah non si riarmi.