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Medio Oriente. Gli Usa: primo sì di Hamas e Israele. Morti a Gaza 4 operatori umanitari

Luca Geronico venerdì 12 luglio 2024

Una anziana profuga palestinese in fuga da Gaza

Al-Mawasi, nel Sud della Striscia è identificata sulle cartine come «zona umanitaria». In teoria al riparo dai combattimenti, ma così non è stato per quattro operatori umanitari palestinesi che lavoravano in un magazzino. Lo hanno riferito fonti mediche palestinesi, precisando che le vittime lavoravano tutti per la Ong britannica al-Khair.


Questo l’episodio più grave di una dura giornata di combattimenti. La Sanità di Gaza, gestita da Hamas, ha infatti riferito di altri 32 morti nella Striscia a causa dei bombardamenti a tappeto dell’esercito israeliano. Le vittime, in maggior parte «bambini e donne, sono stati portati negli ospedali durante la notte, a causa dei continui massacri» denuncia Hamas secondo cui ci sono stati «più di 70 attacchi aerei» in diverse parti dell’enclave, tra cui Gaza City al nord, nel campo profughi di Nuseirat al centro, e Khan Yunis e Rafah nel sud. Proseguono pure le operazioni dell’esercito israeliano che sta continuando le operazioni a Rafah dove sono state smantellate «infrastrutture terroristiche». Inoltre Valeri Chefonov, riservista 33enne dell’Idf, ferito giovedì vicino al confine con il Libano da droni carichi di esplosivo di Hezbollah è morto per le ferite riportate.


Continua la marcia dei familiari degli ostaggi he dovrebbe arrivare oggi a Gerusalemme: «Siamo qui per dire al primo ministro: non vi permetteremo di silurare questo accordo», ha speigato la madre di un ostaggio riferendosi al piano di pace presentato dagli Usa.


E qualche segnale incoraggiante viene dal tavolo diplomatico: «Israele e Hamas hanno concordato il quadro generale di un accordo», ha annunciato su X Biden anche se «il lavoro non è ancora finito». Smentito che negoziatori israeliani ed egiziani stiano trattando su un sistema di sorveglianza elettronico lungo il confine tra Gaza ed Egitto che permetterebbe il ritiro delle truppe israeliane. Notizia smentita anche da Netanyahu che ha ribadito di voler mantenere il controllo sul corridoio di Philadelfia, la zona cuscinetto lungo il confine meridionale di Gaza. Secondo fonti vicine ad Hamas, la posizione irrigidita di Netanyahu ostacola le trattative: il premier, come condizione per una tregua, ha chiesto di impedire il ritorno di uomini armati nel nord di Gaza, richiesta che viola gli accordi precedenti con i mediatori.


Tregua ancora lontana, dunque, mentre sembra proseguire più spedito il negoziato su un governo ad interim che gestisca sia Gaza che la Cisgiordania dopo la guerra. Compito di tale governo ha sottolineato Hossam Badran dell’ufficio politico di Hamas. sarà di «aprire la strada alle elezioni generali».