Israele-Hamas. Strage di bambini nel kibbutz. Continua l'assedio di Gaza
I cadaveri nei sacchi all'interno del kibbutz di Kfar Aza, dove sono stati trovati i corpi di 40 tra bambini e neonati. Alcuni di loro sono stati decapitati
Kfar Aza. Questo kibbutz di 750 case a poco più di tre chilometri da Gaza rischia di trasformarsi nella metafora crudele della spirale ascendente in cui l’attacco di Hamas sembra aver catapultato il conflitto israelo-palestinese. Là, fra gli scheletri di case bruciate, i bossoli abbandonati sulle strade, la sagoma minacciosa di una granata inesplosa, si è consumata la strage di decine e decine di bimbi. Dei duecento assassinati, una quarantina sono minori, ha confermato il gruppo di giornalisti a cui ieri l’esercito ha permesso di entrare per la prima volta dall’alba di sabato. Molte delle vittime erano appena dei neonati. E vari sono stati decapitati. Un dettaglio raccapricciante che ricorda il modus operandi del Daesh ma che rappresenta un inedito per Hamas. Perché i suoi giovani, giovanissimi assalitori – elemento aggiunge orrore all’orrore – sono arrivati a tanto? Perché hanno voluto evocare la memoria recente del terrore, trasformando le vittime in messaggi? Quale strategia sta perseguendo e che fine cerca di raggiungere il gruppo armato? Di certo, da quando ha sferrato l’offensiva, quest’ultimo sta facendo di tutto per portare all’estremo la tensione con lo Stato ebraico. Come dimostra l’appello «alla mobilitazione generale del mondo arabo e musulmano» – dunque il fronte sciita, suo alleato storico, ma anche le potenze sunnite vicine a Gerusalemme, come Egitto e, ora, Arabia Saudita – in sostegno del popolo palestinese per venerdì, il giorno «dell’al-Aqsa flood». Con un messaggio diffuso sui social, nonché sul sito, il movimento islamista si è rivolto, in particolare, ai giovani residenti in Cisgiordania e a Israele a riunirsi nella moschea di al-Aqsa per dare inizio alla «rivolta contro l’occupazione».
Archiviata in fretta l’ambigua apertura di lunedì sera, dunque, Hamas sembra deciso ad alzare ancora il tiro. Ieri, ha proseguito per tutto il giorno i lanci di razzi: da nord a sud, le sirene hanno suonato in modo ininterrotto. Anche Tel Aviv e il suo aeroporto sono stati colpiti. Da qui la scelta di chiudere le scuole oggi. Nel mirino, è stata soprattutto Ashkelon e il suo porto. Il gruppo estremista ha addirittura dato un ultimatum di due ore agli abitanti per lasciare la città. Quando il termine è scaduto, alle 17, ha atteso otto minuti, poi ha iniziato a sparare: due persone sono state uccise, altre sono state ferite in modo grave. Morti che si aggiungono a un bilancio di proporzioni enormi. Secondo gli ultimi dati, le vittime dell’eccidio dell’alba di sabato sono oltre 1.200, il secondo attacco terroristico più letale dopo quello alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001. E in serata, il premier Benyamin Netanyahu ha detto che l’attacco di Hamas contro Israele è «una ferocia mai vista dai tempi della Shoah».
Altri cadaveri recuperati dal kibbutz di Kfar Aza - Ansa
A questo si sommano i circa 200 sequestrati, il cui rilascio – ha detto Hamas – potrà essere negoziato solo alla fine delle ostilità. Cioè fra parecchio tempo poiché la dirigenza del gruppo armato si è detta «pronta a una guerra lunga». Eventualità evocata nei giorni scorsi anche dallo stesso Netanyahu e ribadita ieri dal ministro della Difesa, Yav Gallant. Quest’ultimo ha parlato di «offensiva totale»: «Hamas voleva un cambiamento a Gaza. Lo avrà e sarà di 180 gradi. Si pentirà di quel che ha fatto». Poco prima, il portavoce dell’esercito israeliano, il contrammiraglio Daniel Hagari, aveva parlato dell’urgenza di mettere fine al controllo del gruppo armato sulla Striscia. «Dobbiamo eliminare la minaccia», aveva detto. Le affermazioni appaiono in linea con le scelte israeliane. Il governo ha chiamato altri 60mila riservisti che si aggiungono al record dei 300mila – su un totale di 400mila – già mobilitati. E il martellamento sulla Striscia, sigillata da oltre 48 ore. I suoi confini sono stati minati. Nei bombardamenti sono stati uccisi più di 900 palestinesi, oltre 4mila sono stati feriti, quasi 200mila sono rimasti senza casa. Tra i morti anche il “ministro dell’Economia” dell’organizzazione, Kawad Abu Shamala, e l’esponente dell’ufficio politico, Zakaria Abu Muammar.
La gran parte delle vittime sono, però, civili, tra cui almeno 260 bambini e tre giornalisti palestinesi. Gli abitanti sono stati esortati più volte dai militari israeliani a lasciare l’enclave. L’ultima via di fuga, però, il valico di Rafah, è stata chiusa dall’Egitto, nel timore di un flusso massiccio di profughi. La situazione umanitaria di Gaza potrebbe peggiorare ulteriormente nel caso, sempre più probabile, almeno secondo gli analisti, dell’operazione di terra più volte evocata dal governo Netanyahu. E data per imminente dagli analisti. Ormai, l’esercito ha ripreso il controllo del sud dello Stato ebraico dove ha detto di avere trovato i corpi di 1.500 miliziani. Quasi tutti, cioè, quelli infiltrati. Nessun altro sarebbe riuscito a passare la barriera nelle ultime ventiquattro ore. Solo un piccolo gruppo sarebbe, dunque, rimasto all’interno.
Soldati israeliani pattugliano il confine con la Striscia di Gaza - Ansa
Oltre 137mila gli sfollati palestinesi
L'Unrwa - agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi - ha fatto sapere che sono oltre 137.427 gli sfollati a Gaza rifugiatisi in 83 scuole dell'organizzazione. Dall'inizio delle ostilità sono state 4 le scuole 8 le strutture sanitarie a Gaza ad aver subito danni.
Secondo il Ministero dei Lavori Pubblici di Gaza - citato dalle organizzazioni umanitarie - 790 unità abitative sono state distrutte, mentre 5.330 hanno subito gravi danni.
«L'assedio totale è illegale»
L'assedio totale di Israele alla Striscia di Gaza è vietato dal diritto internazionale: lo ha dichiarato il responsabile delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. "L'imposizione di assedi che mettono in pericolo la vita dei civili privandoli di beni essenziali per la loro sopravvivenza è vietata dal diritto internazionale umanitario", si legge in un comunicato di Turk.
In arrivo la prima tranche di aiuti dagli Usa
La prima tranche di aiuti militari degli Stati Uniti è un viaggio verso Israele. Lo ha detto, intervistato da Nbcnews, John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, sottolineando che l'obiettivo è "garantire che Israele abbia le munizioni, le armi e gli strumenti di cui ha bisogno per difendersi e per andare contro i terroristi di Hamas". Riguardo poi ai diversi cittadini americani tra i dispersi, Kirby ha detto che non ci sono conferme che siano stati rapiti ma che "ci prepariamo a questa orribile possibilità".
Khamenei: non c'è l'Iran dietro l'attacco di Hamas. Orgogliosi di loro
Il leader spirituale supremo dell'Iran, Ali Khamenei, dopo avere smentito che il suo Paese abbia manovrato l'operazione di Hamas contro Israele, si dice tuttavia fiero dell'organizzazione terroristica palestinese: "Baciamo la fronte e le mani degli intelligenti e abili disegnatori di questa operazione e della gioventù palestinese. Siamo orgogliosi di loro", ha affermato Khamenei in una cerimonia all'accademia militare. La Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha messo in guardia Israele avvertendo che se colpirà la popolazione della Striscia di Gaza riceverà un attacco ancora più forte di quello subito da parte di Hamas sabato scorso. "Il regime riceverà uno schiaffo più forte sul suo volto nel caso si metta a massacrare il popolo di Gaza", ha affermato Khamenei, citato dalla tv di Stato. "Ora che il regime sionista ha ricevuto schiaffi in faccia dopo l'operazione di Hamas pretende di essere oppresso. Anche alcuni Paesi e i media del potere arrogante (gli Usa) confermano questa pretesa ma si tratta di una menzogna perché i sionisti sono un regime oppressore, arrogante e aggressore che racconta sempre assurdità", ha detto Khamenei.