Dramma dimenticato. Sierra Leone: ancora 800 persone sotto il fango delle frane
Le frane si sono abbattute nella zona della capitale Freetown (Ansa)
In Sierra Leone continua la ricerca dei dispersi. In seguito alle frane e alle inondazioni che hanno colpito lo scorso 14 agosto alcune aree della capitale, Freetown, oltre 800 persone risultano ancora sepolte sotto il fango e le macerie. Secondo le autorità, purtroppo, sono tutte probabilmente già morte. “Sebbene fino a qualche giorno fa le cifre rispetto ai dispersi ammontavano a 600 civil – ha detto Abdulai Bayratay, portavoce del governo sierraleonese –, ora si stima che manchino ancora 810 persone e che i morti abbiano superato di poco le 500 unità”. Gli aiuti stanno arrivando da molti Paesi esteri, in particolare Spagna, Cina e Giappone.
La Nigeria ha invece donato un milione di dollari e l’ex presidente, Olusegun Obasanjo, ha visitato il Connaught hospital dove è stata ricoverata gran parte dei feriti. Il presidente, Ernest Bai Koroma, ha fatto appello a chiunque potesse finanziare le operazioni di soccorso e a chi avesse esperienza con tragedie di tale portata. “Siamo davanti a una delle peggiori catastrofi ambientali nella storia del nostro Paese”, aveva dichiarato il capo di Stato durante il primo funerale di massa. “Stiamo sostenendo la popolazione con bisogni urgenti come alloggi, cibo, vestiti, e kit-sanitari”, recitava una nota della Caritas Italiana che ricordava anche la possibilità di effettuare donazioni utilizzando i conti indicati sul proprio sito (www.caritasitaliana.it). Iniziano però ad affiorare diverse domande sulle conseguenze di tale tragedia che, almeno in parte, potevano essere evitate. Anche papa Francesco, poco dopo i tragici eventi, aveva espresso (in un messaggio affidato al segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin), la "sua vicinanza e preghiera per le popolazioni colpite".