Fra sedute diurne e notturne, prosegue ad oltranza la battaglia parlamentare in Francia attorno al progetto di legge socialista sulle nozze e adozioni gay, contro il quale l’opposizione neogollista ha presentato circa 5mila emendamenti, 3mila dei quali restavano ieri ancora in programma. Rompendo le abitudini dell’Assemblée Nationale, i deputati si sono scontrati pure durante tutto il fine settimana e la seduta domenicale è stata sciolta in realtà solo ieri alle 8 di mattina, prima di una ripresa alle 16. A far salire i toni, ieri, anche una disposizione dell’articolo due che assegna – a meno di veto dei genitori – entrambi i cognomi di questi ultimi ai figli. Sia di coppie gay sia di coppie eterosessuali. Nelle ultime ore, grazie allo strapotere aritmetico di cui dispongono alla Camera Bassa, i deputati socialisti hanno respinto l’ipotesi d’introdurre l’obiezione di coscienza per i sindaci recalcitranti. Ma la maggioranza di sinistra ha dato pure prova di divisione e cacofonia, in particolare nelle sue relazioni con il governo del premier Jean-Marc Ayrault. Su pressione dell’opposizione, la titolare del portafoglio della Famiglia, Dominique Bertinotti, si è espressa in aula domenica sulla prospettiva di un’apertura della fecondazione assistita alle coppie omosessuali, assicurando che questo punto rientrerà in un’altra bozza di legge “sulla famiglia” al vaglio il mese prossimo in Consiglio dei ministri. Ma dalla Cambogia, il premier Ayrault ha smentito seccamente Bertinotti, sostenendo che l’esecutivo attenderà prima il parere del Comitato nazionale consultivo d’etica, dopo l’esplicita richiesta in tal senso del presidente François Hollande. E il parere non dovrebbe giungere prima dell’autunno. La sonora bacchettata ha surriscaldato ancor più l’aula, fra gli applausi polemici dei deputati neogollisti «per il dietrofront del governo» e le reazioni imbarazzate o disorientate di molti deputati socialisti, fra i quali è persino emersa una fronda contestatrice «pronta ad assumere le proprie responsabilità» anche contro il volere dell’esecutivo. Questi primi segnali di prudenza nella maggioranza sembrano un chiaro riflesso della spaccatura quasi simmetrica nel Paese, evidenziata anche dagli ultimi sondaggi sulla bozza. Gli oppositori possono ancora sperare in un colpo di scena al Senato ed anche per questo cresce l’attesa in vista della prossima giornata nazionale di protesta, fissata il 24 marzo. «Sarà un evento storico», promettono gli stessi organizzatori che avevano già convinto 800mila francesi a scendere in strada il 13 gennaio.