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Voto. Francia al ballottaggio, Le Pen rincorre la maggioranza. Rischio di disordini

Daniele Zappalà, Parigi sabato 6 luglio 2024

Marine Le Pen attacca rivali e media che «minano» il vantaggio di Rn

Ai ballottaggi di domenica delle Legislative anticipate, potrà davvero funzionare la strategia dei ritiri tattici mirati di candidati di sinistra e macroniani in tutta la Francia, in modo da «sbarrare la strada» all’ultradestra del Rassemblement national (Rn)? Fino a questa sera, il Paese resterà con il fiato sospeso, dato il valore cruciale di uno scrutinio senza precedenti. Proprio quello da cui gli ultranazionalisti lepenisti sperano d’ottenere, a dispetto dei sondaggi, le chiavi di Palazzo Matignon, da consegnare all’aspirante premier 28enne Jordan Bardella. Anche secondo l’intelligence, altissimo il rischio di disordini in piazza, con circa 30mila agenti schierati in città “blindate”.

La giornata di sabato, segnata già dal voto nei territori d’Oltremare, così come dal silenzio elettorale obbligatorio, ha rappresentato per tanti francesi una dirittura d’arrivo “tormentata”, di fronte ai 3 poli fra loro così diversi: l’ultradestra xenofoba ed euroscettica, la coalizione di sinistra minata da tensioni interne, gli atipici centristi fedeli al presidente Emmanuel Macron.

Fino all’ultimo minuto utile, i cosiddetti partiti di governo si sono vantati della strategia del “tutti per uno”, ovvero per la Repubblica francese «minacciata» nei suoi valori. Ma il campo opposto lepenista ha replicato, denunciando un accerchiamento all’insegna del “tutti contro uno”, concepito per «mettere la museruola» alla Francia profonda che «vuole il cambiamento», come avrebbe mostrato il primo turno dello scrutinio, vinto nettamente da Rn.

Ma allargando il campo visivo a tutta la società civile, al di là delle sole posizioni dei partiti, lo scenario della Francia ufficiale è di fatto segnato da una valanga di appelli d’ogni tipo contro i lepenisti. Così ha fatto pure il campione che batte tutti i record di popolarità, il calciatore Kylian Mbappé, davanti alla cui statua di cera, all’interno del Museo Grévin a Parigi, non termina mai la coda di turisti, tifosi e semplici simpatizzanti in attesa per un selfie, sia pure virtuale.

Per la leader di Rn, Marine Le Pen, già tre volte candidata all’Eliseo, si tratta dell’annoso gioco scorretto della Francia privilegiata e ricca di Parigi, o degli altri grandi capoluoghi, che vuol dare lezioni al presunto popolo ingenuo delle campagne e periferie. Una tesi esposta anche ai microfoni internazionali della Cnn, davanti al famoso mezzobusto Christiane Amanpour: «Ovviamente, considero Mbappé un grande calciatore. Ma questa tendenza che hanno gli attori, i calciatori, i cantanti, di venire a dire ai francesi quello che devono votare, in particolare rivolgendosi a quelli che guadagnano 1.300-1.400 euro al mese, mentre loro sono dei milionari e vivono all’estero… i francesi ne hanno davvero abbastanza di farsi dare lezioni di morale, di farsi dare istruzioni di voto». Oltre alle cordate di sportivi e divi, in ogni caso, è lunga pure la lista d’organismi univocamente schierati: sindacati, associazioni, università, festival culturali, media.

Sul filo anche di questo aspro dibattito parallelo sulla correttezza o meno del cosiddetto «fronte repubblicano» anti-Rn, la tornata elettorale riflette di certo, forse come mai prima, pure le spaccature territoriali socioeconomiche profondissime del Paese, come si evince già dalle carte elettorali dei partiti più votati, regione per regione.

Secondo gli ultimi sondaggi, è a portata dei lepenisti una maggioranza relativa di deputati, ma non quella assoluta per salire al potere. Da questa sera, la questione della governabilità del Paese potrebbe rivelarsi molto spinosa. Tanto che si evoca già da giorni pure l’opzione, decisamente atipica in Francia, di un governo tecnico all’italiana.