Francia. Fillon non rinuncia alla candidatura: «Assassinio politico contro di me»
A meno di due mesi dal primo turno delle presidenziali francesi (23 aprile), il leader neogollista François Fillon resterà candidato, nonostante abbia egli stesso confermato in tarda mattinata di essere convocato «il 15 marzo dai giudici istruttori in vista di essere iscritto nel registro degli indagati». Fillon ha confermato che si recherà all’appuntamento, legato al «Penelope-gate», il presunto scandalo per le mansioni parlamentari strapagate spartite dal leader neogollista a moglie e figli, senza che finora siano emerse delle prove evidenti di un lavoro effettivamente svolto.
Dopo aver rinunciato all’ultimo momento a visitare il Salone dell’Agricoltura, trasferta praticamente obbligata di tutti i candidati, Fillon ha convocato a mezzogiorno una conferenza stampa imprevista presso il proprio quartier generale di campagna. «Non cederò, non mi ritirerò, perché al di là della mia persona, è la democrazia ad essere sfidata», ha martellato con tono grave, denunciando un «assassinio» politico perpetrato attraverso i mezzi della giustizia: «Non sono assassinato soltanto io, lo è l’elezione presidenziale, è falciato il voto degli elettori della destra e del centro».
Si tratta dell’ultimo colpo di scena di una campagna presidenziale particolarmente rocambolesca, nella quale i sondaggi indicano ancora in testa l’ultranazionalista xenofoba Marine Le Pen, seguita dal giovane ex ministro senza partito Emmanuel Macron, che proprio oggi è atteso al Salone dell’Agricoltura, simbolo del legame fra il potere centrale e quella «Francia profonda» i cui umori risultano quasi sempre decisivi per la designazione dell’inquilino dell’Eliseo.