La svolta. Il voto francese spaventa l'Unione
Il grido rabbioso di sfida parte da un piccolo capoluogo della Francia settentrionale, Hénin-Beaumont, 27mila abitanti. Ma fa tremare in queste ore tutta l’Europa. Ai ballottaggi delle comunali francesi, domenica prossima, il Fronte nazionale della bionda Marine Le Pen potrebbe conquistare a sorpresa più di una decina di capoluoghi da aggiungere a Hénin, già in tasca dopo una vittoria lampo per “ko”. E la formazione estremista d’oltralpe non vuole affatto fermarsi qui. Ieri, ha lanciato la carica contro l’euro in vista dell’imminente rinnovo dell’Europarlamento di Strasburgo, invitando tutti gli euroscettici del continente, Italia compresa, ad «allearsi per la difesa delle nazioni, il ritorno della democrazia, della sovranità dei popoli e delle identità nazionali».
Un invito indirizzato nel nostro Paese tanto alla Lega, quanto al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, il quale ha replicato in serata via Twitter: «Nessuno odia Marine Le Pen. Ha però un’appartenenza politica diversa dal M5S e per questo non sono possibili accordi». Da quando il Fronte nazionale esiste, non era mai parso tanto galvanizzato da un’elezione locale. Ma la ragione sta tutta nei numeri di un primo turno divenuto «un trionfo» per l’estrema destra, fin qui sempre esclusa dall’«arco repubblicano dei partiti di governo». Su scala generale, si tratterà di una vittoria molto relativa, dato che in ampie aree della “Francia profonda” l’estrema destra non ha presentato liste, anche per evidenti limiti organizzativi. Ma tutti gli analisti parlano di una «svolta» particolarmente emblematica rispetto al passato.
Benché viziata da un astensionismo record del 38 per cento, la tornata parziale si è trasformata in modo limpido in una sonora batosta per i socialisti del presidente François Hollande, che sarà immerso oggi in una fitta serie di riunioni di crisi all’Eliseo. Per questo, ieri sera, ha anticipato il rientro a Parigi dal vertice internazionale dell’Aja. Per Hollande, la minaccia è doppia. Accanto all’inedita breccia aperta dall’ultradestra, l’opposizione neogollista dell’Ump ha, a sua volta, rialzato la testa e si prepara ad approfittare in pieno del sistema maggioritario. La “punizione” dei socialisti si è già tradotta per il centrodestra in un risultato parziale più che soddisfacente, suggellato dalle vittorie lampo a Bordeaux e Tolone, a cui si sommano il largo vantaggio a Marsiglia e la seria possibilità di riconquistare Tolosa. Nel confronto tutto al femminile di Parigi, la geometria delle alleanze pare invece avvantaggiare al ballottaggio l’ex assessore socialista Anne Hidalgo, nonostante la sfidante Nathalie Kosciusko-Morizet sia riuscita a spuntarla al primo turno. Il responso di domenica era il primo da quando la sinistra è tornata al governo nel 2012. Tutto un simbolo, dunque. Sulle 391 città già assegnate, 250 sono andate ai neogollisti, contro 139 alla sinistra. Il Fronte nazionale ha superato in 229 comuni con più di 10mila abitanti lo scoglio del 10 per cento che dà diritto al ballottaggio, soprattutto nell’estremo Nord e nel Midi colpiti dalla crisi.In virtù di un paradosso del sistema francese, potrebbe essere al secondo turno proprio l’estrema destra a “salvare” la sinistra in diversi capoluoghi. In ogni caso, in nome del realismo, il Ps ha annunciato già ieri un accordo con i verdi e i comunisti per presentare liste uniche ai ballottaggi. In modo prevedibile, in certi comuni del Midi in cui sono giunti terzi e distanziati, i socialisti hanno pure ufficializzato dei ritiri tattici di candidati per non essere accusati di spianare la strada ai “frontisti”. Da parte loro, i neogollisti rifiutano di farlo, lasciando autonomia di decisione su scala locale, dove le relazioni fra l’Ump e il Fronte nazionale sono variabili e in certi casi ambigue. Più che mai, si sgretola il cosiddetto “fronte repubblicano”, il patto non scritto fra neogollisti e socialisti per sbarrare a tutti i costi la strada all’ultradestra.