L’attentato sventato il 19 aprile scorso contro la chiesa di Saint-Cyr-Sainte-Julitte a Villejuif (Val-de-Marne) e l’omicidio nelle sue prossimità, di una giovane donna, Aurelie Chatelain, uccisa da uno studente algerino di 24 anni, non sarebbero l’azione di un lupo solitario, ma sono atti di terrorismo commissionati dalla Siria dai jihadisti francesi.
È quanto emerge dalle indagini degli inquirenti dal fascicolo istruttorio, pubblicato oggi dal quotidiano Le Monde. Attraverso file presenti nel hardware del principale sospettato, Sid Ahmed Ghlam, gli uomini dell’antiterrorismo (Sdat) e della direzione generale della sicurezza interna (Isb) hanno rapidamente stabilito che lo studente era stato guidato da mandanti situati all’estero i quali gli hanno dato delle istruzioni molto precise per recuperare armi in un’auto rubata in un parcheggio di Aulnay-sous-Bois, prendere poi in consegna una seconda auto, al fine di nascondere il proprio arsenale, in un garage a Pierrefitte-on-Seine (Seine-Saint-Denis).
“I cattolici non cederanno alla paura”. Si intitolava così una nota della Conferenza episcopale francese diffusa all’indomani dell’arresto del terrorista che stava progettando di colpire chiese cattoliche nel Val-de-Marne, regione a sud dell’Île-de-France. La Conferenza episcopale di Francia lanciava un appello a mantenere la calma: “Le minacce terroristiche hanno per scopo proprio quello di seminare la paura ma i cattolici non vi cederanno”.
La Conferenza episcopale esprimeva quindi la sua gratitudine alle più alte autorità dello Stato ricordando che da gennaio, in seguito agli attentati di Parigi, la Chiesa in Francia è in stretto e regolare legame con l’ufficio del ministero dell’Interno incaricato della protezione dei luoghi di culto. Questa collaborazione si esprime concretamente con la protezione e la sorveglianza di 200 chiese e una vigilanza particolare è riservata a parroci e parrocchie mentre i vescovi delle loro diocesi sono in stretto rapporto con i prefetti.