A quasi due anni di distanza dalle fortissime tensioni razziali che hanno scosso Ferguson, la cittadina del Missouri ha un nuovo capo della polizia, ed è nero. È la prima volta (con l’eccezione del capo ad interim che ha ricoperto l’incarico negli ultimi mesi) che il commissario della cittadina è afroamericano. Nell’estate del 2014, Michael Brown, un diciottenne afroamericano disarmato, fu ucciso dalla polizia, e l’episodio scatenò decine di manifestazioni anche violente che portarono all’inasprimento delle relazioni tra le autorità della cittadina, composte in gran parte da bianchi, e la popolazione di colore, ampiamente maggioritaria. Il colpevole dell’omicidio, l’agente bianco Darren Wilson, non fu mai incriminato e il caso fornì la motivazione alla nascita del movimento “Black lives matter” in tutto il resto dell’America. Il sobborgo di Saint Louis è tornato dunque ieri al centro dell’attenzione nazionale per il giuramento di Delrish Moss, veterano della polizia che ha battuto altri 50 concorrenti per il posto. Moss, proveniente dal dipartimento di Miami, sostituisce Tom Jackson, che si è dimesso lo scorso anno dopo le accuse del dipartimento di Giustizia contro la polizia della cittadina. Sei mesi fa, un rapporto del governo federale aveva messo sotto accusa il dipartimento e la magistratura locali per i pregiudizi razzisti e le continue violazioni dei diritti costituzionali degli afro-americani. La nomina del nuovo commissario da parte dei vertici della città arriva sulla scia dell’approvazione, da parte di un giudice federale il mese scorso, di un accordo tra il comune di Ferguson e il Dipartimento di Giustizia americano sulla riforma della polizia nella cittadina. Appena insediato, il 51enne Moss, con 32 anni di carriera alle spalle, di cui 20 in Florida, ha sottolineato lo scarso numero di donne e di neri in posizioni di comando a Ferguson e ha evidenziato che uno dei suoi primi obiettivi sarà quello di avere più donne e afroamericani fra gli agenti. «Su un totale di 54 agenti, credo tre o quattro siano afroa- mericani», ha detto ieri Moss. Per ricostruire fiducia nella comunità e un migliore rapporto con le forze dell’ordine, il nuovo commissario punta inoltre a lanciare un programma di “tutoraggio” e una lega atletica della polizia. Tra i suoi propositi anche l’idea di un nuovo programma giovanile intitolato «Fai la cosa giusta» di cui Moss ha parlato con il famoso regista Spike Lee (che ha diretto il film omonimo). «Non ho una soluzione magica, vi propongo solo di metterci al lavoro – ha detto Moss, appena insediato, rivolgendosi agli agenti –. Se lavorerete sodo, se sarete onesti e mostrerete impegno, se manterrete il rispetto della comunità e del vostro lavoro, andremo sempre d’accordo». Intanto la vicenda di Michael Brown, ucciso il 9 agosto 2014, è diventata un libro. «Tell the Truth & Shame the Devil » (Dì la verità e svergogna il demonio) è uscito ieri, scritto dalla madre del ragazzo diventato il simbolo della lotta della comunità di colore americana contro i pregiudizi razziali e gli abusi di potere della polizia. Nella sua autobiografia, Lesley Mc-Spadden, 36 anni, racconta gli attimi terribili vissuti quando ha avuto la notizia dell’uccisione del figlio da parte dell’agente Wilson, ma vuole anche recuperare il ricordo di Michael. «Voglio che i lettori sappiano – ha detto la donna in un’intervista – quanto fosse dolce mio figlio. Voglio anche che tutti sappiano che prima che tutto questo accadesse eravamo gente comune, che manda i figli a scuola, va a lavoro e fa il barbecue il fine settimana».