La foto di quel bambino morto, su una spiaggia turca, è diventata l'emblema di una tragedia senza confini. Quella dei migranti in fuga da guerre, persecuzioni, fame. Come il piccolo
Aylan, la cui foto resta impressa nella nostra mente, anzi nella nostra coscienza. Come centinaia di altri bambini morti nel Mediterraneo. Come migliaia di uomini e donne che hanno perso la vita cercandone una nuova.
Alcuni parenti di Aylan, il bimbo curdo annegato, però ce l'hanno fatta. Potranno tentare di iniziare una nuova vita. Sono, infatti, attesi a Vancouver, in Canada, dove dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Lo riporta il Vancouver Sun.
Già alcune settimane fa, una zia di Aylan, Fatima Kurdi, che vive
in Canada dal 1992, aveva reso noto che la richiesta del fratello
Mohammed e della sua famiglia di essere accolti come rifugiati
era stata accettata dal governo canadese; il fratello di Fatima
arriverà insieme alla moglie e ai cinque figli. Ma Abdullah, il
padre di Aylan (morto insieme al fratello di cinque anni e alla
madre), ha invece rinunciato a emigrare. E' tornato indietro per dare sepoltura ai suoi cari, e ora vive in Iraq. Forse adesso non riesce a pensare a un futuro.