Il caso. Tra algoritmi e social network. Facebook censura la bimba al napalm
(Gia.Ber.)venerdì 9 settembre 2016
Scontro tra Facebook e governo norvegese. Al centro della disputa la modalità con cui il gigante dei social censura le immagini. O meglio, forse, le modalità con cui l'algoritmo di censura funziona e l'ostinazione con cui l'azienda di Zuckerberg non ammette mai di potere sbagliare, nonostate che come in questo caso finisca col fare scelte gottesche.
La premessa
La polemica è scoppiata alcuni giorni fa, quando Facebook ha temporaneamente chiuso il profilo dello scrittore norvegese Tom Egeland perché aveva diffuso sulla sua pagina una foto storica, quella in cui si vede una bambina di nove anni nuda che fugge da un attacco al napalm compiuto nel suo villaggio in Vietnam dalle forze Usa. Altre persone, nonché alcuni media, hanno seguito l'esempio dello scrittore cominciando a pubblicare l'immagine, ma si sono visti ordinare da Facebook la rimozione dello scatto in virtù del divieto di diffondere immagini di nudi sulle sue pagine.
Il fatto
La primo ministro norvegese Erna Solberg ha provato a sfidare Facebook in prima persona pubblicando stamani sulla sua pagina la celebre foto della
bambina vietnamita nuda bruciata dal napalm, già censurata dal
social network perché violava le sue regole sulla nudità. Per tutta risposta l'impresa statunitense ha cancellato anche il post della Solberg, applicando per la prima volta la censura ad un capo di governo.
"Quello che fa Facebook cancellando foto del genere, per quanto
buone siano le sue intenzioni, è di editare la nostra storia
comune", ha detto il premier, che aveva scelto di pubblicare la famosa foto in nome della libertà di espressione in un dibattito che ha progressivamente
infiammato il Paese scandinavo dopo la censura di Facebook ai danni dell'autore
norvegese Tom Egeland sulle foto di guerra, illustrato da questa
famosa istantanea che vinse il Premio Pulitzer.
La caparbietà di Facebook
Parecchi iscritti norvegesi a Facebook, che avevano preso la sua difesa, pubblicando a loro volta la foto "proibita" hanno in seguito subito la stessa
censura.
La rivolta dei norvegesi
Ma i norvegsi non hanno accettato questo atteggiamento, giudicato arrogante,: gli
utenti criticano duramente la censura che il social di Mark Zuckerberg ha operato sulla celeberrima foto della "Napalm Girl". La rivolta è
stata quindi animata anche da un utilizzatore "eccellente": il primo
ministro norvegese, Erna Solberg, che ha attaccato la
scelta di Facebook, secondo cui l'immagine viola le regole sul
nudo fissate da Zuckerberg.
Sempre oggi il maggiore quotidiano del Paese, Aftenposten,
ha riprodotto l'iconica fotografia della 'Napalm Girl' sotto il
logo di Facebook, accompagnata da una lettera aperta a
Zuckerberg firmata dal direttore del giornale, Espen Egil
Hansen, e titolata "Caro Marco": "Ti ho scritto questa lettera
perchè sono preoccupato per il fatto che il più importante
mezzo di informazione limiti la libertà invece di cercare di
aumentarla e perchè ciò accade in modo talvolta autoritario".
La replica di Facebook
"Sebbene riconosciamo che questa foto sia un'icona, risulta difficile distinguere in quale caso sia opportuno permettere la pubblicazione di una foto di un bambino nudo". Così una portavoce di Facebook ha risposto all'accusa del
principale quotidiano norvegese Aftenpost di aver censurato la
foto simbolo della Guerra del Vietnam, la 'bimba del Napalm'.
"Cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra il permettere
alle persone di esprimersi e il garantire alla community globale
un'esperienza che sia sicura e rispettosa", spiega l'azienda di
Cupertino, che poiché la foto ritrae una bambina nuda, Kim Phuc
in fuga da un attacco al napalm insieme con altri ragazzini, ha
deciso di eliminare la foto e il post dello scrittore norvegese
Tom Egeland che l'aveva pubblicata.
"Le nostre soluzioni non saranno sempre perfette, ma
continueremo a cercare di migliorare le nostre policy e il modo
in cui le applichiamo", conclude la portavoce.Kim PhucCosa ne pensa la bimba nella foto (oggi ha 53 anni)
"È triste vedere che c'è chi si concentra sulla nudità di questa immagine storica piuttosto che cogliere il potente messaggio che veicola". Ad esprimere il suo rammarico, dopo la censura applicata da Fb alla sua fotografia, è Kim Phuc, oggi 53enne e residente in Canada, che nel 1972 fu immortalata nel celebre scatto mentre correva nuda piangendo dopo un bombardamento al napalm. L'immagine, straziante, fece il giro del mondo denunciando la barbarie della guerra.
A riferire il commento di Kim è stata portavoce della Fondazione Kim
Phuc Anne Bayin, contattata dal giornale norvegese Dagavisen. "Kim
sostiene totalmente il valore di quella foto come un momento di verità
che cattura l'orrore della guerra e dei suoi effetti sulle vittime
innocenti", ha aggiunto la portavoce.
La fotografia censurata
Lo scatto fu preso l'8 giugno 1972 dal fotografo vietnamita
Nick Ut Cong Huynh dell'Associated Press, allora ventunenne,
con una Leica Ma e immortalò la bambina di nove anni Kim Phuc
mentre fuggiva sull'Highway 1 ormai rimasta nuda: il vestito fu
vaporizzato dal napalm sganciato da un elicottero sudvietnamita
e lei stessa era investita dall'acido. Già all'epoca, dopo lo
sviluppo del rullino all'Ap di Saigon sorsero dubbi se la foto
fosse pubblicabile o meno stando alle regole dell'agenzia, ma
venne deciso che il valore dell'immagine prevaleva sul resto. E
a Nick Ut fu assegnato il Premio Pulitzer.
Kim Phuc attualmente è ambasciatrice dell'Unicef e risiede
in Canada dove è sposata e ha due figli.