Bruxelles. «Troppe armi made in Europa in mano al Daesh». Europarlamento «sconvolto»
Bombe in Yemen in un fermo immagine di un video pubblicato dal New York Times
Il Parlamento europeo chiede un meccanismo per imporre sanzioni agli Stati membri dell'Ue che violano le regole comuni in materia di esportazione di armi, citando le vendite all'Arabia Saudita e le armi 'made in Ue' nelle mani degli jihadisti dello Stato islamico. Nonostante ci siano regole concordate congiuntamente che stabiliscono chi può ottenere la licenza di esportazione delle armi, gli Stati membri hanno omesso sistematicamente di applicarle, si legge in una nota, l'Europarlamento chiede pertanto un meccanismo per imporre le sanzioni. Per i deputati, avere norme comuni sulle esportazioni di armi è essenziale per evitare abusi dei diritti umani e impedire l'utilizzo di armi europee contro le stesse forze europee.
Gli euro deputati hanno riportato alcuni esempi particolari, come quello dell'Arabia Saudita: nonostante il Paese violasse sei degli otto criteri stabiliti comunemente, quasi tutti gli Stati membri hanno dato il via libera all'esportazione di armi, compromettendo così lo sforzo europeo di controllo degli armamenti. Hanno anche sottolineato che le navi da guerra esportate hanno contribuito a rafforzare il blocco navale nello Yemen, mentre gli aerei e le bombe sono state fondamentali per la campagna aerea, causando sofferenze continue alla popolazione dello Yemen. Si sono invece congratulati con la Germania e con l'Olanda, che hanno cessato di vendere armi all'Arabia Saudita, e hanno criticato gli Stati membri che ancora non l'hanno fatto. Dall'Eurocamera arriva la richiesta di un embargo nei confronti di tutti gli altri membri della coalizione guidata dall'Arabia Saudita nello Yemen.
Gli eurodeputati si sono poi detti "sconvolti per la quantità di armi e munizioni di fabbricazione europea trovate nelle mani dell'Isis in Siria e in Iraq". Secondo la posizione comune dell'Ue, gli Stati membri devono garantire che le licenze di esportazione non siano dirottate verso utenti finali indesiderati. Tuttavia, alcuni Stati membri dell'Ue, come la Bulgaria e la Romania, non applicano efficacemente questa disposizione. Per evitare il rischio che le armi finiscano nelle mani sbagliate, i deputati chiedono a tutti gli Stati membri di "rifiutare in futuro trasferimenti simili, in particolare verso gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita". La risoluzione sul controllo delle esportazioni di armi è stata approvata con 427 voti in favore, 150 voti contrari e 97 astensioni.
La relatrice Sabine Lösing (GUE/NGL, DE) ha dichiarato in proposito: "Le esportazioni di armi non stabilizzano i Paesi o le regioni straniere, né contribuiscono a creare la pace. Le armi amplificano i conflitti. Le armi europee sono fondamentalmente responsabili della guerra in corso nello Yemen. La posizione comune sulle esportazioni di armi deve essere attuata efficacemente. Ciò include, tra l'altro, un meccanismo di sanzioni".
Secondo la 19esima relazione annuale sulle esportazioni delle armi, l'Ue è il secondo maggior fornitore di armi al mondo (27% delle esportazioni mondiali di armi), dopo gli Stati Uniti (34%) e prima della Russia (22%). Nel 2016, il 40,5% delle licenze di esportazione delle armi è stato concesso a Paesi del Medioriente e del Nord Africa. L'Arabia Saudita, l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti rappresentano la maggior parte di tali esportazioni (57,9 miliardi).
La posizione comune dell'UE sulle esportazioni di armi è l'unico accordo giuridicamente vincolante a livello regionale sulle esportazioni di armi convenzionali. Essa elenca otto criteri che gli Stati membri devono applicare quando prendono una decisione sulla licenza di esportazione di armi.