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SCIA DI SANGUE. «L'Europa trovi un piano comune»

Giovanni Maria Del Re mercoledì 8 agosto 2012
Urge «una strategia comune europea ed internazionale» per la protezione delle minoranze religiose minacciate. Sull’onda dell’orrore per l’ennesima strage di cristiani in Nigeria il ministro degli Esteri Giulio Terzi invoca un’azione più decisa dell’Ue e della comunità internazionale contro i sempre più frequenti massacri a sfondo religioso, di cui troppo spesso sono vittime i cristiani. Terzi parla «terribile piaga» e «strategia criminale e terroristica contro i cristiani» in Nigeria. «La comunità internazionale – ha detto anche il ministro per la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi – non può più chiudere gli occhi di fronte a queste tragedie del fanatismo religioso che flagella la Nigeria e che rischia di destabilizzare tutta la regione, con ripercussioni gravi sino al Nord Africa». Analogo l’appello del vicepresidente del Senato Vannino Chiti che chiede alla comunità internazionale di «intervenire subito». La questione Nigeria è all’attenzione dell’Ue, anche se, almeno per ora, non si è andato molto oltre le parole. Lo scorso marzo, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione promossa da Mario Mauro, capo della delegazione del Pdl nel gruppo dei popolari all’Europarlamento, in cui si condannavano gli attentati terroristici di gennaio a Kano, in Nigeria, e l’uccisione, l’8 marzo, di Franco Lamolinara e del britannico Chris McManus, a seguito di un blitz. Nel testo l’Europarlamento chiede al governo nigeriano di contrastare la setta di Boko Haram e di adottare misure per risolvere il problema dell’uso delle risorse petrolifere e dell’inquinamento nella regione del delta del Niger, e ad Ashton di intervenire con azioni diplomatiche e di cooperazione. «Utilizziamo tutti gli strumenti a nostra disposizione – aveva replicato in quell’occasione, davanti al Parlamento Europeo, il ministro degli Esteri danese Villy Søvndal, per l’allora presidenza di turno dell’Ue, e in nome della stessa Ashton – sia a livello bilaterale, sia multilaterale, a New York e a Ginevra». Tra essi – ed è a questo che allude la risoluzione dell’Europarlamento – c’è anche la leva degli ingenti aiuti allo sviluppo dell’Ue per i Paesi africani. Un esempio lo si è visto con il Ghana: proprio per preoccupazioni legate alla tutela dei diritti umani, nel 2010 l’Ue ha annullato aiuti al bilancio dello Stato per 22 milioni di euro. La preoccupazione comunque a Bruxelles è palpabile. Il 19 giugno, due giorni dopo nuove stragi, la stessa Ashton ha lanciato un grido di allarme: «è essenziale», ha detto, evitare la spirale di violenza con «spregevoli» attacchi alle chiese con la perdita di ulteriori vite umane. La questione è arrivata anche sul tavolo dei ministri degli Esteri dell’Ue alla riunione del 25 giugno a Lussemburgo. In quell’occasione, lo stesso ministro Terzi si è fatto promotore di una discussione sulla questione che ha registrato, ha riferito il ministro, «forte convergenza e sostegno». «Molti colleghi, nei loro interventi – ha detto Terzi – si sono riferiti alle recenti stragi di cristiani in Nigeria e all’esodo subito dai cristiani». Nella riunione, ha spiegato ancora il titolare della Farnesina, i ministri hanno concordato di procedere in tre direzioni: proseguire nella cooperazione regionale nell’azione di contrasto al terrorismo; effettuare ogni possibile azione di sensibilizzazione versi i paesi in transizione e dove si verificano episodi di intolleranza e violenza; coinvolgere la società civile perché si affermi il principio del rispetto delle minoranze, anche attraverso la scuola e l’educazione. È stata anche l’occasione per il varo da parte dell’Ue di un Quadro generale e piano d’azione per i diritti umani e la democrazia che indica i principi, gli obiettivi e le priorità per migliorare l’efficacia e la coerenza della politica Ue nei prossimi 10 anni. Tra i punti chiave, anche la tutela delle minoranze religiose. Si tratta, a questo punto, di passare dalle parole ai fatti.