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SPAGNA. Spagna, torna l'incubo Eta: 2 morti a Maiorca La polizia identifica 6 sospettati

Alessandra D'Andria giovedì 30 luglio 2009
Stavolta Eta è riuscita ad uccidere. A trentaquattro ore «dall’attentato fallito» di Burgos – in cui si era sfiorata la strage con una sessantina di persone ma nessuna vittima – la banda criminale ha colpito ancora, a Maiorca, isola principale delle Baleari e rinomata meta del turismo internazionale. Poco prima delle 14, una bomba ha massacrato due giovani agenti della Guardia civil, accanto alla caserma di Calvià, a 500 metri dalla splendida baia di Palmanova, affollata di bagnanti, e da quella di Magalluf. Si tratta di Carlos Saenz de Tejada Garcia e Diego Salva Lezaun, di 28 e 27 anni, originari rispettivamente di Burgos e Pamplona. Erano appena saliti sul fuoristrada di servizio quando l’ordigno – collocato sotto la vettura – ha deflagrato. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato attivato a distanza. Immediatamente, a Calvià, si è scatenato l’inferno. La gente è fuggita di corsa, mentre dagli edifici circostanti – danneggiati nell’impatto – piovevano pezzi di calcinaccio. I turisti hanno lasciato la spiaggia e si sono barricati negli hotel. Nessuno, però, è rimasto ferito. Identificati i terroristi. Continuano a Palma di Maiorca le ricerche dei due membri dell'Eta sospettati di aver messo a segno l'attentato. Il ministro dell'Interno ha diffuso le foto di sei ricercati dell'organizzazione secessionista armata, che dalla Francia sarebbero entrati in Spagna nelle ultime settimane.Si tratta, secondo fonti ministeriali, di aderenti all'Eta che possono essere collegati con gli ultimi attentati di Burgos e di Maiorca. I sei ricercati sono Oroitz Gurruchaga, 27 anni, Itziar Moreno Martines, Iratxe Yanez Ortiz de Barron, Alberto Machain Beraza, Joanes Larretxa Mendiala e Ivan Saez de Jaregui. L'attacco di ieri. L’attacco a Maiorca ha un forte valore simbolico. I terroristi hanno colpito un punto strategico: la caserma si trova ad appena sette chilometri dal palazzo di Marivent, dove la famiglia reale trascorre abitualmente le vacanze. Quando la bomba è esplosa, le principesse Elena e Cristina si trovavano all’interno della residenza. Il re Juan Carlos e sua moglie Sofia, invece, erano ancora a Madrid, il loro arrivo è previsto domani. È la prima volta che l’Eta riesce a far vittime alle Baleari. Ci aveva provato già due volte, la prima proprio il 30 luglio di 18 anni fa. Quella volta, erano rimaste ferite due persone. A colpire era stato José Luis Urrosolo Sistiaga, condannato, poi, a 41 anni. Maiorca è, da sempre, considerato un luogo difficile da attaccare, perché è complicato per i terroristi lasciare l’isola dopo l’attentato. Secondo le autorità, ad agire sarebbe stata una “cellula itinerante”, perché – ha precisato il prefetto Ramos Socias – sul posto non esistono gruppi stabili di Eta. Per questo, subito dopo la deflagrazione, le autorità hanno fatto scattare “l’operazione gabbia”. L’isola è stata sigillata, porti e aeroporti sono stati bloccati, aerei e navi in partenza fermati per circa tre ore in modo da impedire la fuga dei criminali. La caccia prosegue freneticamente. Solo il tempestivo intervento della Guardia Civil ha impedito a un’altra bomba di seminare morte, in serata. Un secondo ordigno era, infatti, stato piazzato dai terroristi sotto una vettura dei militari sempre a Calvià, a poca distanza dal luogo del primo attacco. Gli agenti sono, però, riusciti a disinnescarlo. Ai turisti è stato impedito di uscire dagli hotel nel timore che vi fossero altre bombe inesplose. Oggi, nell’isola arriverà il premier Zapatero. Ieri, il primo ministro ha espresso solidarietà alle famiglie delle vittime e condannato duramente l’attentato sottolineando che lo Stato continuerà nella sua politica di fermezza fino alla sconfitta dell’organizzazione. Piena collaborazione nella lotta ai separatisti è stata espressa anche dal leader dell’opposizione Mariano Rajoy. In tutta la Spagna, intanto, rimane alta l’allerta. Oggi ricorrono i cinquant’anni della fondazione di Eta. E la banda potrebbe usare la circostanza come pretesto per compiere altri attentati.