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Gaza. Le forze speciali israeliane liberano quattro ostaggi. Stanno bene, c'è anche Noa

Anna Maria Brogi sabato 8 giugno 2024

Gli ostaggi liberati dalle forze speciali israeliane

Aveva bisogno di un’azione eroica e di un successo che gli ricompattasse attorno le forze politiche e il Paese. E l’ha avuta. Con lo spettacolare blitz delle forze speciali israeliane supportate da una cellula statunitense, che ha portato ieri alla liberazione di quattro ostaggi nella Striscia di Gaza, il premier Benjamin Netanyahu ha messo a segno un doppio risultato: disinnescare la minaccia di defezioni tra i partiti che lo sostengono e rimarcare la sua determinazione a portare avanti il conflitto fino alla vittoria completa e finale su Hamas. Oltre ad essersi conquistato il plauso del Forum delle famiglie degli ostaggi, rincuorate da «un trionfo miracoloso».

Nel giorno in cui scadeva l’ultimatum al premier del ministro del Gabinetto di guerra, il centrista Benny Gantz che minacciava di ritirare il sostegno dato a ottobre all’esecutivo di emergenza, il risultato del blitz è stato liberatorio tanto per il capo di governo quanto per i rapiti e i loro familiari. Gantz ha cancellato la conferenza stampa di addio che aveva annunciato per sabato sera: «Il mio pensiero va a tutte le famiglie degli ostaggi, siamo impegnati per riportarli a casa». Il ministro della Difesa Yoav Gallant, anche lui ai ferri corti con il premier benché esponente del suo stesso Likud, ha rivendicato il suo posto sul carro del vincitore. Gli israeliani sono «travolti dalla gioia», ha scritto su X: l’esercito, l’intelligence e le forze speciali «hanno condotto un’operazione eroica e complessa. Continueremo a combattere fino a quando i 120 ostaggi non saranno a casa».

A confermare la ritrovata intesa, è il ringraziamento a Gallant da parte del premier che si è congratulato anche con il capo di Stato maggiore Herzi Halevi, con quello dello Shin Bet (i servizi segreti) Bet Ronen Bar e con tutta la squadra che ha preso parte all’operazione. «Ancora una volta, avete dimostrato che Israele non si arrende al terrorismo e agisce con creatività e coraggio senza limiti, per riportare a casa i nostri rapiti. Non ci fermeremo finché non avremo completato la missione» ribadisce Netanyahu.

Il via libera politico al blitz, preparato da settimane, sarebbe arrivato giovedì sera dal Gabinetto di guerra, scrive il sito Ynet. Netanyahu avrebbe seguito la missione da una war room dello Shin Bet. Le forze speciali hanno fatto irruzione simultaneamente in due siti di Nuseirat, nel centro della Striscia: in uno si trovavano Almog Meir Jan (21 anni), Andrey Kozlov (27) e Shlomi Ziv (40); nell’altro Noa Argamani (25). I quattro erano stati rapiti il 7 ottobre mentre partecipavano al festival musicale Supernova vicino alla comunità di Reim. A sostegno dell’azione di terra, sulla zona sono stati effettuati pesanti attacchi aerei che avrebbero ucciso 107 palestinesi, secondo fonti giornalistiche citate dalla Cnn. I dati forniti in un primo momento dall’ospedale di Deir al-Balah riferivano di 94 morti e un centinaio di feriti. Hamas ha poi aggiornato il numero a 210 morti e 400 feriti. Nello scontro a fuoco con i miliziani è rimasto ucciso il comandante dell’Unità speciale antiterrorismo della polizia, Arnon Zamora. «L’esercito saluta la sua memoria. Zamora è un eroe di Israele che ha amato e protetto il suo Paese» ha detto il portavoce militare.

Se il presidente americano Joe Biden si è unito all’omologo francese Emmanuel Macron nel «salutare la notizia del salvataggio di quattro ostaggi», il leader della Casa Bianca ha sottolineato che «non smetteremo di lavorare finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa e non sarà raggiunto un cessate il fuoco. È essenziale che ciò avvenga».

Ma oggi il cessate il fuoco è più che mai lontano. Contando a centinaia le vittime del massacro di Nuseirat, il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è apparso poco propenso a scendere a patti:«Il nostro popolo non si arrenderà e la resistenza continuerà per difendere i nostri diritti di fronte a questo nemico criminale».

Chi sono gli ostaggi

di Fiammetta Martegani

Non solo Israele, ma tutto il mondo, non potrà mai dimenticare il volto di Noa Argamani, 25 anni, apparsa in un video – diventato virale il giorno stesso del massacro del 7 ottobre – in cui i terroristi la strappavano dalle braccia del fidanzato Avitan Or e la trascinavano via in moto, mentre implorava di non essere uccisa. Sabato, assieme alla giovane, sono stati liberati altri tre dei 250 israeliani rapiti da Hamas nel corso del Sabato Nero. Si trovavano tutti e quattro al Nova Music Festival: Almog Meir, 21 anni; Andrey Kozlov, 27 e Shlomi Ziv, 40, gli ultimi due responsabili della sicurezza al Rave. Da allora le immagini del rapimento di Noa sono diventate il simbolo dell'efferato attacco di Hamas e del dolore delle famiglie degli ostaggi: oggi ancora 121 nelle mani del gruppo terrorista, di cui 37 confermati morti.

Proprio la scorsa settimana Noa era apparsa in un video girato da Hamas in cui chiedeva al primo ministro di fermare la guerra di cui è responsabile: «Mi rivolgo a tutto Israele: siete diventati anche voi alleati del governo di Benjamin Netanyahu? – dichiarava la voce della ragazza nel video - Uscite in piazza, bloccate le strade di Tel Aviv e non tornate a casa fino a quando noi non torneremo a casa. Non mettete il nostro destino nelle mani di Netanyahu e del gabinetto di guerra». Il premier, appena liberata, ribadendo, ha voluto contattarla per sottolineare l’impegno proprio e dell’esercito per il rilascio dei rapiti. Mentre il presidente, Isaac Herzog, l’ha abbracciata «a nome di tutta Israele». Il Paese attendeva con particolare attenzione questo ritorno, anche per via delle condizioni precarie in cui versa la madre – malata di cancro e in fase terminale – che, per mesi, ha combattuto con tutte le sue forze, certa che avrebbe rivisto la figlia prima di morire. Al momento Noa e gli altri tre ostaggi sono in buone condizioni e sono ricoverati all’ospedale Tel Ha Shomer di Ramat Gan.