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LA GRANDE NUBE. La cenere arriva in Italia Domani forse chiusura scali

Paolo M. Alfieri venerdì 16 aprile 2010
La nube di cenere prodotta dal vulcano islandese Eyjafjallajokull si avvicina all'Italia e, se non cambieranno le previsioni, domani molti aeroporti del nord Italia verranno chiusi. È quanto è emerso nel corso di una riunione operativa tenutasi al Dipartimento della Protezione Civile, alla quale hanno partecipato le autorità aeronautiche civili e militari, e i rappresentanti delle aziende che gestiscono strade e ferrovie. Una decisione definitiva verrà presa in serata, quanto arriveranno le previsioni aggiornate del Metereological office inglese. Intanto sono stati già una dozzina complessivamente i voli cancellati oggi - tra arrivi e partenze - all'aeroporto "Catullo" di Verona Villafranca. In tutti i casi si è trattato di voli per collegamenti con città e capitali del Nord Europa.I disagi al traffico aereo a causa della nuvola di cenere nell'Europa settentrionale provocata dall'eruzione di un vulcano in Islanda saranno significativi anche domani mentre le perdite giornaliere per l'industria aerea superano i 150 milioni di euro. Lo hanno detto oggi Eurocontrol, l'Agenzia europea per il controllo aereo, e l'ente per il controllo aereo internazionale Iata. In una conferenza stampa, funzionari di Eurocontrol hanno detto che nella giornata di oggi saranno complessivamente operativi dai 12mila ai 13mila voli, contro i normali 29.500. Ieri invece sono stati effettuati 20.334 voli.Secondo le previsioni, dice Eurocontrol, la nuvola di cenere dovrebbe spostarsi verso sud ed est. In Francia 20 aeroporti resteranno chiusi fino alle 8 di domattina, in Gran Bretagna fino alle 7 (le 8 in Italia), mentre in Scandinavia gli aeroporti potrebbero rimanere chiusi fino a domenica. L'Ungheria chiuderà lo spazio aereo dalle 19 di oggi per 24 ore, la Romania limiterà le attività di volo a partire da domani mentre lo spazio aereo svizzero risulta temporaneamente chiuso. L'eruzione, le cui conseguenze sono state avvertite anche in Germania, sta costando secondo Iata oltre 150 milioni di euro al giorno. «Con i livelli di disagi raggiunti, ... le stime di Iata sull'impatto finanziario ... supera i 200 milioni di dollari (150 milioni di euro) al giorno», ha detto Iata in una nota.IL FATTOIl nome, Eyjafjallajökull, si riuscisse almeno a pronunciarlo. Almeno saprebbero, le migliaia di persone appiedate ieri, con chi prendersela per la vacanza mancata, l’appuntamento di lavoro saltato, il ritorno a casa forzatamente posticipato. Uno spettro s’aggira per l’Europa. Invisibile a bassa quota, potenzialmente letale sopra i diecimila piedi d’altezza. Cenere sputata via da quel Eyjafjallajökull, appunto, di cui fino a ieri milioni di persone ignoravano, beatamente, pure l’esistenza. Il vulcano si trova sotto l’omonimo ghiacciaio islandese e ha causato con la sua eruzione una gigantesca nuvola di cenere. Capace, incredibilmente, di spingersi a migliaia di chilometri di distanza e di provocare il blocco del traffico aereo di mezza Europa.In questi anni nemmeno al-Qaeda, con le sue minacce, era riuscita ad ottenere tanto. Non solo la scarsa visibilità, spiegano gli esperti, ma anche i possibili danni ai reattori, provocati da frammenti di roccia e vetro, stanno mettendo a rischio la sicurezza aerea. Chiusi per cenere, dunque, gli aeroporti uno dopo l’altro a mano a mano che si capiva come il rischio fosse potenzialmente devastante. Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Svezia, Finlandia. Oslo in Norvegia e Bruxelles in Belgio. Amsterdam in Olanda e la Francia settentrionale, Parigi inclusa. E ancora il Nord della Polonia, Amburgo e i due scali di Berlino. Mentre ironicamente l’aeroporto di Keflavik, nel nord-ovest dell’Islanda, e quello della capitale Reykjavík rimanevano aperti a guardare le ceneri che si muovevano verso sud-est e trasformavano l’Europa settentrionale in un’imponente «no-fly zone».Secondo Eurocontrol, l’organismo continentale della sicurezza aerea, il blocco potrebbe durare altre 48 ore e già oggi i collegamenti con gli Usa saranno ridotti del 50% . E il fenomeno potrebbe avere ripercussioni sul traffico aereo per i prossimi sei mesi, nel caso in cui l’eruzione continuasse. «Non è mai accaduto niente di simile», ha sottolineato Brian Flynn, vicedirettore delle operazioni di Eurocontrol.La Gran Bretagna ha chiuso dalle 12 di ieri il suo spazio aereo almeno fino a stamattina. «È la prima volta che un disastro naturale causa una tale interruzione», ha evidenziato un portavoce del Servizio per il traffico aereo britannico. Nemmeno l’11 settembre del 2001, a Londra, si decise di chiudere lo spazio aereo. E il blocco potrebbe durare almeno fino a domenica. Un portavoce di Heathrow – l’aeroporto con maggior traffico in Europa – ha riferito che i voli cancellati ieri sono stati 840 su 1.250, con ripercussioni su 180mila passeggeri. Altre 220mila persone sono rimaste appiedate nel resto del Regno Unito. Impressionante la calca formatasi ai banchi delle compagnie aeree. Mentre sono stati letteralmente polverizzati i biglietti per i treni Eurostar tra Londra, Parigi e Bruxelles.In Belgio il traffico aereo è stato interdetto alle 16,30 di ieri pomeriggio e così resterà almeno fino alle 18 di oggi, tanto che è stato predisposto un centro di accoglienza attrezzato con letti, nel quale verranno serviti pasti e bevande. In Italia i maggiori disagi a Fiumicino e Ciampino, dove sono stati soppressi 49 voli, ma cancellazioni si sono registrate anche a Venezia, Trieste, Bergamo. In Germania un centinaio sono stati i voli cancellati solo a Francoforte, 44 quelli annullati a Duesseldorf.Stando alle autorità aeree del continente, la cenere islandese ha lasciato a terra quasi un aereo su quattro. Compreso quello del premier russo Vladimir Putin, costretto a rimandare un viaggio verso la città artica di Murmansk. Saltata anche l’udienza di oggi del presidente dell’Europarlamento Jerzy Buzek con Benedetto XVI. E a rischio è pure la riunione dell’Ecofin prevista per oggi a Madrid: in Spagna sono stati 466, ieri, i voli soppressi tra arrivi e partenze. Il blocco sui cieli europei ha avuto ripercussioni anche oltreoceano, negli scali internazionali americani. A terra, infatti, sono rimaste centinaia di persone dirette in Europa soprattutto dagli aeroporti di New York e Chicago.Mentre le compagnie aeree sono già in allarme per le ripercussioni finanziarie, gli esperti meteo stanno monitorando la situazione, ma è difficile prevedere cosa accadrà nelle prossime ore. La riapertura degli scali dipende soprattutto dalla direzione del vento e dal proseguimento dell’attività eruttiva del vulcano di Eyjafjallajökull. Uno di cui, con un nome così, vai a sapere se ci si può fidare.