Olanda. «Tassa sulla diaspora»: espulso incaricato d'affari eritreo
Continua in israele la protesta dei profughi africani, in prevalenza etiopi ed eritrei, che rischiano la deportazione (Ansa)
Le autorità olandesi hanno dichiarato persona non grata e ordinato la partenza dell'incaricato di affari eritreo Tekeste Ghebremedhin Zemuy. Nella lettera inviata al Parlamento dal ministro degli Esteri Halbe Zijlstra si afferma che "alla luce delle intimidazioni e dell'uso della forza per imporre la tassa sulla diaspora ... il governo ha l'obbligo di inviare un segnale forte al governo eritreo".
Nella missiva si sottolinea come la decisione di espellere il più alto diplomatico del Paese del Corno d'Africa è "una misura particolarmente pesante, usata di rado dai Paesi bassi", ma "il governo olandese vuole far sapere in modo chiaro che non accetta questa pratica". Lo scorso dicembre il governo olandese aveva convocato l'ambasciatore eritreo a Bruxelles per protestare contro il prelievo del 2% dal reddito di ogni eritreo. Gli eritrei, dopo i siriani, sono la seconda comunità più numerosa di rifugiati presente nel Paese: la comunità eritrea stima siano circa 20.000. Secondo uno studio dell'Università di
Tilburg del giugno 2017, gli immigrati eritrei che si rifiutano di pagare la "tassa della diaspora sono ostracizzati, intimiditi e molestati".
Continua intanto in Israele la protesta dei migranti, in prevalenza eritrei, a rischio di rimpatrio dopo la decisione del governo di Benjamin Netanyahu di procede a migliaia di rimpatri. I più noti nomi della cultura israeliana sono scesi in campo contro la "deportazione" dei richiedenti asilo dal Paese. In una lettera inviata oggi al premier Netanyahu e ai membri della Knesset, oltre 35 scrittori e artisti (tra cui Amos Oz, Abraham Yehoshua, Davide Grossman, Meir Shalev, Etgar Keret, Orly Castel-Bloom ed altri), hanno fatto appello "per fermare la deportazione di richiedenti asilo provenienti dall'Eritrea e dal Sudan" e che chiedono solo "di vivere".
"Di fronte alla grande ondata di rifugiati in Europa e in Africa - è scritto nella missiva citata dai media - il numero di richiedenti asilo che vivono in Israele è meno della metà dell'1% della popolazione, e le porte per loro sono bloccate dal 2012". I firmatari della lettera hanno ammonito che nei Paesi dove dovrebbero essere mandati i richiedenti asilo "sono attese torture e perfino esecuzioni". La storia ebraica - hanno aggiunto - deve impedire "questo naufragio umanitario".