ISTANBUL Sono passati cinque giorni dalla rimozione del premier Ahmet Davutoglu, ma il presidente della Repubblica turca, Recep Tayyip Erdogan non ha perso tempo e, oltre a prepararsi allo scacco matto nel Paese, continua a mandare segnali poco concilianti a Bruxelles. Dopo le parole di due giorni fa, con le quali rispediva al mittente la richiesta europea di cambiare la legge antiterrorismo, ieri il capo dello Stato ha rincarato la dose e ha accusato l’Europa di mettere democrazia e libertà da parte quando è la Turchia a venire colpita dalla furia del terrorismo, soprattutto quello curdo. «Coloro che ci criticano – ha detto Erdogan – sono venuti a mettere la democrazia e le libertà da par- te quando le bombe hanno cominciato a esplodere nel loro territorio». Un presidente pronto a tutto per conquistare il potere assoluto, che continua a cavalcare il sentimento nazionalista del popolo per attirare consensi in vista di un ipotetico voto politico e soprattutto il referendum sulla riforma costituzionale. Quest’ultimo farebbe passare il sistema presidenziale alla francese, dandogli pieni poteri di governo. Il primo obiettivo, adesso, è sostituire Davutoglu. Il nome del nuovo premier si saprà il 22 maggio quando ci sarà il congresso straordinario dell’Akp, il Partito per la giustizia e lo sviluppo, che detiene la maggioranza nel Paese. Il presidente è sicuro di riuscire a imporre un suo candidato. Fra i nomi che circolano c’è anche quello del suo genero, Berat Albayrak. Ma nel Paese covano tensioni sempre più profonde. L’attentato di due giorni fa al direttore del quotidiano
Cumhuriyet, Can Dundar, condannato per violazione del segreto di Stato, continua a far discutere soprattutto per la mancanza di polizia a tutelare la sua sicurezza in quel momento. Oltre al killer, un uomo di 40 anni proveniente da Sivas, in Anatolia, ieri sono state fermate altre due persone, che potrebbero essere suoi complici. Nei prossimi giorni, il Parlamento sarà chiamato a votare la legge che toglie l’immunità parlamentare ai deputati curdi. Se, come quasi certo, verrà approvata, la Turchia sarà attraversata da nuovi scontri, soprattutto nel sud-est, dove da mesi va avanti una vera e propria guerra fra il terrorismo separatista curdo e l’esercito della Mezzaluna. Il capo dell’Hdp, il Partito curdo, Demirtas, ha parlato di «colpo contro la democrazia».
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(Epa)